Mosca accusa Kiev di ignorare la proposta di cessate il fuoco di tre giorni, definendo il silenzio ucraino una “manipolazione”.
Il Cremlino ha espresso forte disappunto per la mancata risposta da parte di Kiev alla proposta di una tregua di tre giorni avanzata dal presidente russo Vladimir Putin.
La tregua, pensata in occasione dell’80° anniversario della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, dall’8 al 10 maggio, è stata definita dal portavoce Dmitry Peskov come un’opportunità per un gesto di buona volontà.
“Evitare di dare una risposta diretta a questa proposta è più di una semplice manipolazione”, ha dichiarato Peskov ai giornalisti. “Ciò dimostra una mancanza di volontà di considerare anche solo l’ipotesi di una de-escalation, seppur temporanea.”
La reazione del Cremlino giunge in risposta alle dichiarazioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che aveva precedentemente definito la proposta di tregua di Putin come un “tentativo di manipolazione”.
Zelensky aveva sottolineato come un cessate il fuoco di soli tre giorni apparisse insufficiente e legato alle celebrazioni russe, piuttosto che a un reale desiderio di pace.
Peskov ha replicato a queste accuse, insistendo sul fatto che l’assenza di una risposta chiara da parte di Kiev alimenta la sfiducia e ostacola qualsiasi potenziale passo verso una risoluzione del conflitto.
“Il primo passo dovrebbe essere avviare un vero processo di negoziazione, e una tregua, anche breve, potrebbe rappresentare un segnale in questa direzione. Il silenzio di Kiev è un segnale negativo”, ha aggiunto il portavoce.
La proposta di tregua di Mosca arriva in un momento di rinnovata intensità dei combattimenti e di crescenti tensioni internazionali. Mentre il Cremlino presenta l’iniziativa come un gesto umanitario,
molti osservatori internazionali esprimono scetticismo, interpretandola come una mossa tattica in vista delle celebrazioni del 9 maggio a Mosca.
La mancata risposta di Kiev e le accuse reciproche tra le parti non fanno che evidenziare la profonda distanza che ancora separa Russia e Ucraina,
rendendo sempre più complesso intravedere spiragli di dialogo in un conflitto che continua a mietere vittime e distruzione.
