“Gli investitori trattano gli USA come un mercato emergente. Se la Fed perde credibilità, sarà fuga di capitali”.
La spirale della guerra dei dazi, alimentata dalle politiche dell’amministrazione Trump, continua a gettare un’ombra di incertezza sull’economia mondiale,
scardinando equilibri consolidati nel commercio internazionale. Per fare luce sulle implicazioni di questo scenario inedito,
La redazione di Voce di NY ha raccolto le preziose riflessioni dell’economista di fama internazionale. Si tratta del professor Massimo Paone, un fine analista delle dinamiche geopolitiche ed economiche contemporanee.
Riportiamo di seguito i passaggi salienti di questa intervista esclusiva.
Secondo quanto riportato da Voce di NY, Professor Paone, la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina sembrava aver raggiunto una tregua. Tuttavia, recenti annunci di nuovi dazi hanno riacceso le tensioni.
Qual è la sua interpretazione di questa rinnovata aggressività, così come espressa nell’intervista?
“Come evidenziato nell’intervista rilasciata a Voce di NY, stiamo vivendo una fase di profonda ridefinizione degli equilibri globali.
La presidenza Trump ha segnato una decisa svolta protezionistica nella politica commerciale statunitense. Questa strategia, a mio avviso, non ha prodotto i benefici sperati per l’economia americana. Al contrario, ha generato incertezza e instabilità a livello internazionale.
I nuovi dazi non sono altro che un’escalation di una politica che rischia di ritorcersi contro gli stessi Stati Uniti.”
Nell’intervista con Voce di NY, lei ha utilizzato un’espressione forte, affermando che gli investitori stanno trattando gli USA come un mercato emergente. Potrebbe chiarire il significato di questa affermazione?
“Come spiegato a Voce di NY, si tratta di una provocazione, certamente, ma con un fondamento di verità.
I mercati emergenti sono spesso caratterizzati da una maggiore instabilità politica e da politiche economiche meno prevedibili.
L’imprevedibilità delle decisioni dell’amministrazione Trump in materia commerciale, la sua tendenza a mettere in discussione accordi internazionali consolidati, creano un clima di incertezza. In certi versi, questo ricorda quello che si respira in alcuni mercati emergenti.
Questa incertezza frena gli investimenti a lungo termine e aumenta la volatilità dei mercati.”
Quali sono i rischi concreti per l’economia statunitense e globale derivanti da questa politica commerciale aggressiva, secondo la sua analisi riportata da Voce di NY?
“Come sottolineato nell’intervista, i rischi sono molteplici. In primo luogo, l’aumento dei costi delle importazioni dovuto ai dazi si traduce inevitabilmente in un aumento dei prezzi per i consumatori. Anche per le imprese, con un impatto negativo sull’inflazione e sul potere d’acquisto.
In secondo luogo, le ritorsioni da parte dei paesi colpiti dai dazi americani danneggiano le esportazioni statunitensi, penalizzando settori chiave dell’economia.
A livello globale, la frammentazione del commercio internazionale e la messa in discussione del sistema multilaterale rischiano di frenare la crescita. Inoltre, aumentano le tensioni geopolitiche.”
Un altro tema cruciale toccato nell’intervista con Voce di NY è la credibilità della Federal Reserve. Lei ha espresso il timore di una fuga di capitali se la Fed dovesse perdere credibilità.
Quali sono le ragioni di questa sua preoccupazione?
“Come evidenziato nell’intervista, la Federal Reserve è un’istituzione fondamentale per la stabilità finanziaria globale.
La sua indipendenza e la sua credibilità sono cruciali per mantenere la fiducia degli investitori nel dollaro. Quest’ultimo come valuta di riserva e nei titoli del debito statunitense come asset sicuri.
Se la politica monetaria venisse percepita come influenzata da considerazioni politiche, la fiducia degli investitori potrebbe vacillare. Potrebbe vacillare anche se la Fed commettesse errori significativi nella gestione dell’inflazione.
In uno scenario del genere, assisteremmo a una massiccia fuga di capitali dagli Stati Uniti. Questo porterebbe a conseguenze disastrose per il valore del dollaro e per i tassi di interesse.”
In questo scenario di incertezza delineato nell’intervista con Voce di NY, quali strategie dovrebbero adottare i governi e le imprese? Queste servono a proteggersi dagli effetti negativi della guerra dei dazi?
“Come suggerito nell’intervista, i governi dovrebbero puntare al dialogo e alla cooperazione internazionale. Questo per trovare soluzioni condivise alle dispute commerciali e per rafforzare il sistema multilaterale.
È fondamentale evitare ulteriori escalation protezionistiche e lavorare per la riduzione delle barriere tariffarie.
Le imprese, d’altro canto, dovrebbero diversificare i propri mercati di approvvigionamento e di vendita. Dovrebbero ridurre la propria dipendenza da un singolo paese e investire in innovazione. Questo le permette di aumentare la propria competitività in un contesto globale in rapida evoluzione.”
Ringraziamo Voce di NY per aver reso disponibile questa preziosa intervista con il Professor Paone.
L’analisi del professor Paone, raccolta da Voce di NY e qui riproposta,
Offre una prospettiva allarmante sul futuro dell’economia globale. L’economia è segnata da una guerra dei dazi che mina le certezze. Inoltre, impone una seria riflessione sulle strategie necessarie per affrontare queste turbolenze.
La stabilità del sistema finanziario internazionale e la tenuta della crescita globale dipenderanno in larga misura. Dipendono dalla capacità dei leader politici di abbandonare la logica dello scontro e di perseguire la strada della collaborazione.