“Molto peggio di come viene raccontato”: la testimonianza di un operatore umanitario da Gaza



“Quello che vedete sui social o sui giornali è una piccolissima parte. A Gaza la situazione è molto peggio di come viene raccontata. È troppo per qualsiasi persona”.

Sono le parole di Gennaro Giudetti, operatore umanitario specializzato in migrazioni e diritti umani, che ha condiviso la sua esperienza durante la Summer School della Scuola di Politiche a Cesenatico.

Giudetti, rientrato da poche settimane da Gaza e ora impossibilitato a farvi ritorno a causa del rifiuto del visto – un processo che richiede il permesso delle autorità israeliane per ogni ingresso e uscita – ha descritto uno scenario che va ben oltre la narrazione mediatica.

La sua testimonianza, resa durante la presentazione del numero “Identità” della Rivista Arel, ha messo in luce la cruda realtà sul campo, lontana dalle immagini frammentarie che raggiungono il pubblico.

L’operatore ha sottolineato in particolare la “violenza concentrata” e la “sofferenza che ne deriva”, elementi che rendono la vita quotidiana a Gaza una sfida insostenibile. La sua voce si unisce a quella di molti altri professionisti che, lavorando in zone di conflitto, denunciano la difficoltà di trasmettere l’effettiva portata della crisi umanitaria.

Il rifiuto del visto a Giudetti non è solo un ostacolo personale, ma un esempio delle complesse dinamiche di accesso e movimento nella regione, che limitano la presenza e il lavoro di chi cerca di offrire aiuto e raccontare la verità.

Le sue parole risuonano come un monito, invitando a guardare oltre la superficie e a comprendere che, per i civili e per chi li assiste, la realtà di Gaza è una lotta costante, spesso invisibile al resto del mondo.