L’aria di Windsor era intrisa di un’insolita formalità, quasi a voler contrastare il cielo plumbeo e la pioggia che faceva da sfondo all’arrivo del presidente Donald Trump.
Atterrato con un piccolo aereo dopo aver trascorso la notte a Londra, il presidente ha intrapreso una visita che, sebbene breve, si è rivelata un vero e proprio compendio di protocollo, simbolismo e gesti personali.
Ad accoglierlo, non la tradizionale guardia reale in alta uniforme, ma una figura inaspettata: il principe William, affiancato dalla principessa Kate.
Un gesto che, come sottolineato nell’articolo di Enrica Roddolo sul Corriere della Sera, ha aggiunto un tocco di modernità a una cerimonia altrimenti rigidissima. I principi del Galles hanno scortato Trump, creando un ponte visivo tra la nuova generazione della famiglia reale e il leader americano.
Il culmine della visita è stato l’incontro con Re Carlo III e la regina Camilla. Quest’ultima, la cui presenza era incerta a causa di un malore che l’aveva tenuta lontana dagli impegni il giorno precedente, ha voluto essere presente, rimarcando l’importanza dell’evento e la vicinanza dei Windsor a Washington.
Ma a rendere davvero speciale la cerimonia è stato il tocco personale. Le cornamuse scozzesi hanno risuonato nel cortile di Windsor, un omaggio sonoro ai legami di Trump con la Scozia, la terra di sua madre e sede dei suoi rinomati campi da golf. Un gesto che ha unito la solennità del protocollo britannico con una nota di calore, mostrando come le relazioni diplomatiche possano essere intessute anche di simboli e tradizioni personali.
La visita, sebbene non priva di elementi di rigidità, ha saputo superare la formalità del rito per raccontare una storia di legami, di accoglienza e di diplomazia moderna. E, per un pomeriggio, il castello di Windsor ha ospitato non solo un presidente, ma un ospite omaggiato da una delle più antiche e affascinanti tradizioni del Regno Unito.
