Domenica 22 settembre, a Roma, un gruppo di sacerdoti scenderà in piazza per manifestare contro quello che definiscono “il genocidio in corso a Gaza”.
L’iniziativa, che sta suscitando un acceso dibattito all’interno della Chiesa cattolica, ha ricevuto l’appoggio di alcuni vescovi, ma trova una prudente distanza da parte della Santa Sede, che preferisce non utilizzare la parola “genocidio”.
L’iniziativa e l’appoggio dei vescovi
Il movimento, nato spontaneamente su iniziativa di un centinaio di sacerdoti, ha come obiettivo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e la comunità cristiana sulla grave crisi umanitaria che sta devastando la Striscia di Gaza.
I promotori denunciano le continue violazioni dei diritti umani, la distruzione di infrastrutture civili e l’enorme numero di vittime, in particolare donne e bambini. “Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a un’atrocità di tale portata. Il nostro dovere come pastori è quello di dare voce a chi non ce l’ha”, ha dichiarato uno dei sacerdoti organizzatori.
L’iniziativa ha raccolto l’adesione e il sostegno di diverse figure ecclesiastiche di alto profilo. Almeno tre vescovi italiani hanno espresso il loro appoggio, non solo in via privata ma anche con dichiarazioni pubbliche. “Siamo al fianco di questi sacerdoti coraggiosi. Non si tratta di prendere una posizione politica, ma di difendere la dignità umana e il Vangelo che ci impone di stare con gli ultimi”, ha affermato uno di loro, sottolineando la natura profondamente etica e non partitica della protesta.
La manifestazione, tuttavia, ha sollevato un’importante questione terminologica con la Santa Sede. Mentre i sacerdoti e i vescovi solidali parlano apertamente di “genocidio”, il Vaticano mantiene una linea più cauta. Le fonti vaticane spiegano che l’uso di un termine così grave e legalmente definito richiede un’analisi approfondita e prove inconfutabili che la Santa Sede non ritiene ancora di avere. Inoltre, c’è il timore che l’uso di tale parola possa compromettere gli sforzi diplomatici in corso per raggiungere una tregua e facilitare l’invio di aiuti umanitari.
“Il Papa Leone XIV è profondamente addolorato per le sofferenze del popolo di Gaza e prega incessantemente per la pace. Sostiene ogni iniziativa che porti la pace e la riconciliazione”, ha ribadito una fonte vicina al Pontefice, ma ha aggiunto che “la Santa Sede agisce con prudenza, valutando attentamente ogni parola per non esacerbare ulteriormente una situazione già esplosiva e per non compromettere il suo ruolo di mediatore”. Questo approccio, più diplomatico che esplicitamente accusatorio, è da sempre una cifra distintiva della politica estera vaticana.
La manifestazione di domenica 22 settembre a Roma si preannuncia quindi come un momento di forte testimonianza e riflessione, che mette in luce le diverse sensibilità e le complesse dinamiche all’interno della Chiesa cattolica di fronte a una delle più gravi crisi umanitarie dei nostri tempi.
