La Corte di Giustizia Europea ha bacchettato l’Italia per le discriminazioni in materia di sostegno del reddito nei confronti dei cittadini di paesi terzi. Secondo l’organismo giurisprudenziale europeo gli assegni di maternità e natalità dovrebbero spettare anche ai cittadini extracomunitari residenti in Italia, bocciando quanto disposto dalla Legge di Bilancio del 2015. Con la finanziari del 2015, infatti, venne deciso di escludere dalla concessione dell’indennità quei cittadini extracomunitari titolari di un unico permesso di lavoro, sebbene risiedessero legalmente in Italia.
L’assegno di nascita è una indennità che lo stato italiano corrisponde mensilmente alle famiglie per aiutarle nel percorso di crescita e di sostentamento della prole. Una misura che si inquadra nel novero delle misure adottate dal governo italiano per favorire l’aumento delle nascite. Tale indennità oscilla da € 960 a € 1.920 all’anno per il primo figlio in base alla situazione finanziaria della famiglia, secondo quanto specificato dall’Inps.
Come funzionano le indennità per incentivare la natalità
L’indennità è corrisposta mensilmente fino al primo anno di età del figlio o all’anno successivo all’adozione o all’affidamento produttivo. L’assegno di maternità, invece, viene erogato alla famiglie che non raggiungono una determinata soglia di reddito, senza copertura previdenziale, o i cui genitori svolgono lavori atipici e discontinui. La legge italiana prevede che un’indennità debba essere corrisposta mensilmente ai cittadini italiani e comunitari nonché ai cittadini di paesi terzi titolari di un permesso di soggiorno di lungo periodo in Italia. Nella legge di Bilancio del 2015 si decise di escludere dal beneficio i cittadini extra UE con un unico permesso di lavoro in quanto non residenti di lungo periodo. Ma secondo la sentenza che è stata emessa dal tribunale dell’UE le due indennità rientrano nell’ambito delle prestazioni di “sicurezza sociale” a cui hanno diritto i cittadini di paesi extracomunitari in base al diritto dell’UE.
La direttiva Ue del 2011 afferma che “i lavoratori dei paesi extracomunitari dovrebbero godere di parità di trattamento in materia di sicurezza sociale”. Una direttiva che invece la legge di Bilancio disattese e che adesso il governo italiano dovrà ripristinare estendendo i benefici di quelle prestazioni a sostegno del reddito anche agli extracomunitari titolari di contratto di lavoro e residenti nel Bel paese.