Il discorso pubblico e politico sulla Cannabis in Europa, forse proprio grazie alla pandemia, ha fatto passi da gigante durante l’anno che abbiamo alle spalle e anche quello che verrà si preannuncia denso di avvenimenti. Se fino a due anni fa l‘Unione Europea si mostrava titubante sul tema della legalizzazione della Cannabis, ora le cose stanno cambiando. Malta, ad esempio, ha aperto lo scorso dicembre la strada per una riforma effettiva, formale e federale della Cannabis ricreativa all’interno dell’Unione Europea. In Europa, ricorda Openpolis in un report sulle sanzioni per il consumo di Marijuana nel Vecchio continente, aggiornato al 15 dicembre scorso, esistono forme variegate di decriminalizzazione e depenalizzazione della sostanza.
Quest’ultima è legale in Lussemburgo, mentre in Olanda è autorizzata la vendita di quantità sotto i 5 grammi a persona al giorno nei Coffee-shop. Anche in Spagna il consumo è legale e la vendita di piccole quantità non è sanzionata. In Austria è legale per usi terapeutici, ma illegale per uso ricreativo (nel 2016 sono state però depenalizzate le piccole quantità). In Germania è stato depenalizzato il possesso entro i 10 grammi. È invece legale avere fino a 15 grammi nella Repubblica Ceca, dove è anche consentito coltivarla per uso personale ma non per la vendita. Il Portogallo è stato il primo al mondo a depenalizzare il consumo di tutti gli stupefacenti e la liberalizzazione della Cannabis sembra inevitabile. Non appena il fumo delle elezioni generali dello scorso 30 gennaio si sarà del tutto diradato, il Paese avrà bisogno di una fortissima spinta economica e la legalizzazione della piantina verde sembra essere una soluzione da attuare. Infine, la Spagna potrebbe seguire il modello olandese per formalizzare la produzione per i suoi club nei prossimi 12-24 mesi.
Quanto all’Italia, siamo nel 2022 e non possiamo rimanere rivolti al Novecento. Non è ammissibile né desiderabile restare ancorati ad argomentazioni retrive come quelle espresse dal Cerbero bi-fronte Gasparri-Giovanardi. Per cominciare basterebbe comporre una squadra di specialisti (sociologi specializzati in consumo di sostanze stupefacenti, medici, avvocati, educatori, dirigenti delle forze dell’ordine, servizi per le dipendenze e riduzione del danno) e mandarli a visitare Stati che hanno già sancito la distanza fra il secolo scorso e quello attuale.
Viviamo in un Paese in cui la Marijuana è la sostanza illegale più accessibile. E’ facilissima da reperire per gli adolescenti, arricchisce la criminalità organizzata. E’ giunta l’ora di darsi una svegliata, soprattutto per i segmenti più fragili della nostra società. Sarebbe molto più fruttuoso regolare la vendita per impedire l’accesso della sostanza ai minorenni, come è stato fatto – e con successo – in Canada. Nel 2018 il Paese ha reso legale vendita e consumo a scopo ricreativo, consentendo la coltivazione fino a quattro piante.
Giulia Cortese