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I capitali in fuga degli oligarchi russi

Non appena sono entrate in vigore le sanzioni internazionali contro le più grandi banche russe, dopo l’inizio della guerra in...

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Non appena sono entrate in vigore le sanzioni internazionali contro le più grandi banche russe, dopo l’inizio della guerra in Ucraina, moltissimi cittadini si sono precipitati ai bancomat, a Mosca e nelle altre città, formando lunghe file per cercare di ritirare i propri risparmi.

I top manager di quelle banche, invece, non hanno avuto questi problemi. Avevano già programmato come aggirare le sanzioni e attenuare l’impatto delle restrizioni sui loro patrimoni personali, mettendo al sicuro più di due miliardi in anonime società estere.

Per decenni, fa sapere il quotidiano Quartz, le élite russe hanno nascosto i loro capitali all’estero, spesso a beneficio del Cremlino e secondo l’Atlantic Council, Putin e le persone vicine a lui controllano più o meno un quarto dei circa 1.000 miliardi di dollari di denaro nero russo nascosto fuori dal Paese. In un’inchiesta del Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (Icij), sui Pandora Papers sono risultati i nomi di 800 magnati russi, di cui molti vicini a Putin. Tra questi c’è anche l’oligarca Alexey Mordashov, il cui yacht di 65 metri, il Lady M, è stato recentemente sequestrato dalla polizia italiana. Secondo una stima citata da Paul Krugman sul New York Times, i miliardari russi hanno nascosto all’estero cifre pari all’85% dell’intero PIL nazionale. Il grosso della ricchezza russa, dunque, non è in Russia. E non è facilmente rintracciabile senza una precisa volontà politica di farlo, motivo per il quale ha continuato a rimanere sommersa quando le sanzioni hanno iniziato a colpire dopo l’annessione della Crimea nel 2014. Risulta difficile risalire ai veri proprietari dei beni, che nascondono il loro nome dietro investimenti all’estero, proprietà immobiliari, società di comodo e complesse strutture aziendali simili a matrioske.

l miliardario russo Alisher Usmanov, socio di maggioranza del gigante Metalloinvest e MegaFon, colpito dalle sanzioni il 2 marzo, ha fatto sapere al Guardian tramite un portavoce, che la maggior parte delle sue proprietà nel Regno Unito e il suo yacht sono stati “trasferiti da tempo in trust irrevocabili”. Questo significa che, a trasferimento avvenuto, Usmanov non possiede i beni perché ha girato i diritti di proprietà alla famiglia. C’è poi un nuovo yacht fantasma russo che, sparito da Pesaro, fa capo al custode dei beni di Putin ed a Gazprom. Si chiama Alexandar V, è un super yacht di 48 metri costruito in Italia. Fino al 15 febbraio scorso era ormeggiato nel porto della città marchigiana. Da quel mattino, nove giorni prima dell’attacco russo all’Ucraina, è sparito.

Gli strumenti di localizzazione sono stati spenti alle 11,02 ora italiana. Da quel momento il panfilo è irrintracciabile, nei siti specializzati la sua posizione non è più determinabile: “Out of range”. Sono già 60 le società straniere riconducibili ad oligarchi russi che hanno abbandonato i paradisi fiscali occidentali per trasferirsi a Kaliningrad, tra Polonia e Lituania. La zona è un’exclave russo nel cuore della Nato ed è il nuovo paradiso fiscale in cui gli oligarchi stanno nascondendo i beni sanzionati da Stati Uniti ed Unione Europea. Molto gettonati dagli oligarchi sono gli Emirati Arabi. Qui, tra Dubai e Abu Dhabi, gli hotel più esclusivi sono stati letteralmente presi d’assalto dagli oligarchi, arrivati in massa per evitare la scure delle sanzioni anti russe attuate dall’Occidente. A Dubai, ad esempio, c’è attualmente “un’incredibile richiesta da parte dei russi di appartamenti di lusso. Un appartamento con tre camere da letto sul lungomare costa circa 15.000 dollari al mese”, ha detto al New York Times un uomo d’affari negli Emirati Arabi Uniti. Lo yacht di proprietà dell’oligarca Andrei Skoch – un magnate dell’acciaio e funzionario del governo in Russia, sanzionato dagli Stati Uniti, è stato ancorato nelle acque al largo di Dubai, secondo il Times.

Venerdì è arrivato in città il jet di un altro miliardario sanzionato dagli Usa, Arkady Rotenberg, che conosce anche Putin fin dall’infanzia. Barche e aerei appartenenti ad altri oligarchi che potrebbero essere soggetti a sanzioni sono arrivati ​​a Dubai o sembrano essere in rotta, sempre secondo il Times. In tutto questo, anche l’Europa deve diventare maggiormente credibile ed efficace nella lotta all’attuale élite economica russa, responsabile della guerra in Ucraina. E’ fondamentale tagliare in tutti i modi la vasta rete di interessi nata nel ventennio di Putin e che ancora lega l’Occidente alla Russia.

Giulia Cortese

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