La Scozia è lontana più che mai dalle politiche di Johnson
A un giorno dal via libera del parlamento britannico alla violazione del protocollo sull’Irlanda del Nord firmato con la UE nel 2019, il primo ministro scozzese, Nicola Sturgeon si appella alla Corte Suprema perché deliberi sulla legalità di un referendum per l’indipendenza della Scozia senza il permesso di Westminster
Se non era bastata la contestata Brexit (gli scozzesi avevano largamente votato per restare nella UE), le ultime controverse politiche del governo hanno fatto traboccare il vaso
Il primo ministro scozzese, Nicola Sturgeon insiste sulla legalità di un referendum che potrebbe cambiare gli scenari internazionali: senza il permesso degli inglesi, fissa la data per l’appuntamento referendario arrivando alla Corte Suprema. Inoltre Sturgeon ha avuto parole dure in merito alla decisione del governo di deportare i richiedenti asilo in Ruanda – decisione che ha definito “disgustosa”. Non ha neanche nascosto di essere oltraggiata da un parlamento che vota in favore di violare unilateralmente il Protocollo sull’Irlanda del Nord firmato con la UE, di Johnson, una scelta che ha definito “un’autoinflitta guerra commerciale, enormemente dannosa, nel mezzo di una crisi economica… Il governo del Regno Unito sta rischiando sanzioni che danneggerebbero profondamente le imprese scozzesi che stanno già affrontando un ambiente incerto e inutilmente burocratico a causa Brexit”.
La Sturgeon sostiene che la Scozia “non intende più essere ostaggio delle politiche di Boris Johnson” e ha fissato la data per il referendum per l’indipendenza al 19 ottobre 2023.
In una dichiarazione al parlamento scozzese, la Sturgeon ha affermato che se la Corte Suprema sancisse che senza il consenso di Westminster il referendum sarebbe incostituzionale, il partito nazionale scozzese (SNP) farebbe dell’indipendenza la sua unica politica alle prossime elezioni generali del Regno Unito, usando le elezioni come un plebiscito per il popolo scozzese sull’indipendenza, “un referendum de facto”.
Martedi 28 giugno, Nicola Sturgeon ha detto ai deputati del parlamento scozzese di aver inviato a Boris Johnson un’ulteriore richiesta di un ordine della sezione 30 ai sensi dello Scotland Act del 1998 che concederebbe a Holyrood (il parlamento scozzese) il diritto di indire un altro referendum.
Nella sua lettera a Boris Johnson, la Sturgeon ha scritto: “Non saremo mai d’accordo sui meriti dell’indipendenza per la Scozia. Ma mi aspetto che qualsiasi persona democratica concordi sul fatto che è inaccettabile che al popolo scozzese venga impedito di fare questa scelta, data la netta maggioranza del parlamento scozzese favorevole al referendum”.
Johnson ha detto che valuterà la questione ma ha anche sostenuto che “l’obiettivo del Paese dovrebbe essere la costruzione di un’economia più forte. Questo è ciò che stiamo facendo con il nostro piano e penso che saremo sicuramente in grado di avere un’economia più forte e un Paese più forte insieme”.
La corte suprema intanto ha confermato di aver ricevuto la richiesta e che il presidente della corte, Lord Reed, deciderà come procedere.