Sembra questa la lettura degli analisti anche dopo la conferenza stampa della Lagarde, attenta a evitare riferimenti ad ulteriori rialzi in arrivo.
In apparenza hanno vinto i ‘falchi’ e la loro ‘solida maggioranza’ (parole di Christine Lagarde, che però non usa più l’aggettivo ‘ampia’): in realtà nonostante il rialzo da 25 punti deciso oggi dal Consiglio direttivo, nella Bce si è rafforzata la linea delle colombe, che hanno concesso un ultimo rialzo, ma mettendo nero su bianco che il picco è raggiunto e ora si può solo tornare a tagliare. Sembra questa la lettura degli analisti anche dopo la conferenza stampa della Lagarde, attenta a evitare riferimenti ad ulteriori rialzi in arrivo.
Alvaro Sanmartin, Chief Economist di Amchor, ritiene che “l’economia europea sia meno debole di altre e quindi penso anche che i tassi impiegheranno molto tempo a scendere. In generale, ritengo che la riunione odierna della Bce sia stata positiva e che darà fiducia al mercato”. Ben Laidler, Global markets strategist di eToro, parla di un “ultimo rialzo che arriva mentre crescono le preoccupazioni per una prossima recessione europea” con un Consiglio direttivo “passato rapidamente da uno stridente orientamento da falco a un prudente dovishness, visto il rapido indebolimento delle economie europee”. Anche se, aggiunge, “mancano ancora molti mesi per seguire il Brasile o la Polonia all’avanguardia dei tagli dei tassi globali”. Anche secondo Charles Seville, Senior Director di Fitch, ci vorrà circa un anno, comunque, per vedere un primo taglio: l’analista infatti si attende che “i tassi di riferimento della Bce si manterranno a questi livelli fino alla seconda metà del 2024”.
Di “un rialzo da falchi ma un messaggio scritto da super colomba” parla di Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte, che vi vede una soluzione “di compromesso”. “Il rialzo dei tassi apparentemente suona come una vittoria dei falchi ma di fatto il prezzo chiesto in cambio dalle colombe appare più alto del rialzo ‘venduto ai falchi’. Utilizzando una metafora – conclude- è come se un proprietario di casa sommerso da offerte di acquisto, fosse entrato in agenzia con l’idea di non vendere la casa ma ne fosse uscito vendendola (contrariamente alle sue intenzioni) ad un prezzo ben più alto di quello di mercato”.
Un invito alla prudenza arriva invece da Martina Daga, Junior Macro Economist di AcomeA SGR, che ricorda come “dall’inizio del ciclo dei rialzi lo scorso anno a oggi, la Bce ha alzato i tassi complessivamente di 450 punti base” e osserva come “il mercato ha inizialmente letto la decisione in modo dovish: tuttavia, come negli scorsi meeting le future decisioni rimangono data dependent, non solo nella determinazione del livello dei tassi ma anche nella durata di tempo per cui i tassi dovranno essere tenuti a tale livello”.
Dario Angelino, Responsabile Advisory di Symphonia SGR, sottolinea a sua volta come “a differenza della Fed, la Bce non sembra intenzionata a tenere aperta la possibilità di aumentare ancora i tassi d’interesse, a meno di shock inflazionistici imprevisti” e “i mercati europei stanno tirando un sospiro di sollievo con performance positive per bond ed equity, mentre la decisione ha un chiaro impatto negativo sull’Euro, complici anche i dati macroeconomici positivi americani.” Di un “tono aggressivo” mantenuto dalla Lagarde parla invece Francesco Castelli, Head of credit strategy di Banor, ricordando che si punta ora “a una strategia di mantenimento di tassi più alti per un periodo prolungato”.
Antonella Manganelli, Responsabile Investimenti di Payden & Rygel Italia, osserva come “quello di oggi può davvero essere definito un ‘rialzo colomba’ con un comunicato che può essere letto come una conferma del fatto che questo sia l’ultimo rialzo del ciclo”. Non solo: “in seguito alla conferenza – aggiunge – i mercati si sono mossi a prezzare un primo taglio da 25 punti base già nel luglio del 2024” mentre “si è assistito a una riduzione dello spread BTP-Bund, a causa del mancato riferimento all’avvio di operazioni di riduzione di bilancio da parte della Bce”.
Si dice “soddisfatto” Mondher Bettaieb-Loriot, Head of Corporate Bonds di Vontobel che apprezza “anche il fatto che abbiano rivisto leggermente al ribasso le previsioni sull’inflazione di fondo al 2025, il che significa che sono fiduciosi che l’inflazione di fondo continuerà a diminuire”. Soddisfatto, ma per altre ragioni, anche un rigorista come il tedesco Clemens Fuest presidente dell’istituto di ricerca Ifo, che osserva come “il ragionamento alla base del rialzo dei tassi di interesse della BCE è valido” visto che “l’inflazione rimane elevata nonostante il rallentamento economico”. Certo – ammette – “per la Germania questo aumento è doloroso data la contrazione dell’economia tedesca. Tuttavia, la BCE fa politica monetaria non solo per la Germania ma per l’intera area euro”.
Dave Chappell, Senior Fixed Income Portfolio Manager di Columbia Threadneedle Investments, ritiene che la mossa della Bce “sicuramente sarà raggiunta anche dalla Banca d’Inghilterra nelle prossime settimane”. Ma l’analista aggiunge anche che “si sospetta che i ‘falchi’ del comitato abbiano spinto molto per un rialzo, rendendosi conto che la finestra d’azione si sta chiudendo con l’indebolimento del contesto macroeconomico. I membri più prudenti hanno probabilmente proposto la definizione di “livelli raggiunti” come compromesso”. “La banca centrale – conclude – spera che il calo dell’inflazione sostenga i consumi attraverso una ripresa dei redditi reali, ma deve fare attenzione agli effetti ritardati della politica monetaria e dello stallo della crescita sulla disoccupazione, che per ora rimane a livelli storicamente bassi”.
Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset di Pictet Asset Management, osserva come “i dati europei hanno recentemente fatto registrare un deterioramento dell’attività assieme ad una certa vischiosità dell’inflazione. Quest’ultimo ha indotto il Governing Council a rialzare, ma la perdita di tono ha certamente pesato nel segnalare la pausa in attesa che l’inasprimento delle condizioni finanziarie facciano il loro corso – c’è sempre un ritardo (18mesi circa) negli effetti”. Analizzando i tassi a temine Delitala sottolinea come “questi oggi ci dicono che il primo taglio dovrebbe arrivare durante l’Estate 2024 e prevedono tagli per 1,25% nei successivi tre anni (al 3,75% circa). Difficile asserire oggi se la velocità attesa dei ribassi sia appropriata, ma è più importante il punto d’arrivo, che riteniamo credibile”.
Per Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm, “raffreddamento della crescita e inflazione persistente contribuiscono a creare uno scenario di stagflazione che pone seri problemi sul tavolo dei banchieri centrali, i quali, come lascia intuire la decisione di oggi, sono verosimilmente disposti ad affrontare le conseguenze di un deterioramento dei dati economici pur di proseguire la loro battaglia contro l’inflazione”. Ma “il tentativo di mantenere i prezzi nell’Eurozona stabili ad ogni costo potrebbe portare con sé conseguenze ad oggi ancora difficili da calcolare con esattezza” aggiunge.
Eric Winograd, di AllianceBernstein, ricorda come “questa decisione è stata inaspettata rispetto alle aspettative di mercato, che non prevedevano alcun aumento”. Ma se Francoforte “ha seguito in gran parte la traiettoria della Fed in questo ciclo, iniziando ad aumentare i tassi alcuni mesi dopo la Fed e via via accelerando, oggi ha fatto qualcosa che la Fed non ha ancora fatto: la BCE ha chiaramente segnalato che il ciclo di aumento è finito”. “Credo che ci vorrebbe qualcosa di piuttosto drammatico per far riprendere gli aumenti dei tassi, e non mi aspetto che ciò avvenga” conclude.
Per Raphael Thuin, Head of Capital Markets di Tikehau Capital, resta all’orizzonte “il rischio che, in assenza di una più convincente tendenza al ribasso dei prezzi, la BCE non consideri la propria battaglia contro l’inflazione conclusa, con il rischio di ulteriori rialzi all’orizzonte. A questo proposito, l’evoluzione dei dati macroeconomici nelle prossime settimane sarà decisiva”. Una indicazione sui mercati azionari arriva infine da Robert Schramm-Fuchs, Portfolio Manager di Janus Henderson, che spiega come “probabilmente si è trattato di una decisione combattuta” ma ora “sembra che ci si debba aspettare un lungo plateau”. “Storicamente – ricorda – sembra che i mercati azionari tendano ad accogliere con favore l’ultimo rialzo dei tassi di un ciclo, che sia seguito o meno da una recessione” e al momento “l’Eurozona nel complesso non ne è lontana”. “Molti titoli ciclici europei sono già prezzati per la recessione. Di conseguenza, vediamo ora un miglioramento del rapporto rischio/rendimento e un terreno di caccia fertile per gli stock picker in Europa”.