Intervista a Prof. Deb.

Intervista al Prof. Deb.
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Scopri con noi chi è !

 I buoni esempi!

Quando il Social diviene mezzo di diffusione artistica e culturale.

Le belle realtà da conoscere e seguire.

Qualche giorno fa, su suggerimento di un’amica, ho iniziato a seguire una pagina Facebook e devo dire che ne sono rimasta piacevolmente sorpresa. Finalmente ho trovato qualità!

Una pagina ricca di contenuti che spaziano dall’ arte, alla poesia, alla letteratura, alla musica, all’ ambiente e molto altro…

La pagina si chiama Prof. Deb e vi consiglio di seguirla. 

Ma chi è Prof. Deb?

Me lo sono chiesta e ho voluto fortemente averla ospite per conoscerla meglio e diffondere questa bella realtà virtuale e il bel messaggio che ne consegue: C’è tanto bisogno di riscoprire le bellezze artistiche, naturali, la storia e tutto ciò che concerne l’essere umano sia nel mondo artistico che letterario.

Un lavoro di divulgazione non indifferente che Prof. Deb porta avanti ogni giorno, regalando piccole perle ai suoi lettori

Tutto ha inizio nel 2022, quando Deborah crea questa pagina, con l’unico intento di divulgare le proprie conoscenze e grazie a una metodologia e un lessico semplice che rende i contenuti fruibili a un grande pubblico”.  L’idea è stata vincente visto il grande numero di follower presenti.

Ma conosciamo meglio Prof. Deb

Deborah nasce a Catania nel 1971. Dopo aver conseguito la maturità linguistica con il massimo dei voti nel 1991, si iscrive nell’ateneo catanese, proseguendo i suoi studi linguistici e inizia un corso per conseguire il diploma di accompagnatrice turistica, svolgendo vari stage all’estero. Si laurea nel 1995 in Lingue e Letterature straniere, cum laude, con una tesi sulla poesia prévertiana, realizzata raccogliendo nella Bibliothèque Nationale de Paris materiale altrimenti introvabile a Catania. Nel settembre dello stesso anno inizia ad insegnare e, da allora, svolge tale attività, in qualità di docente in scuole secondarie di secondo grado, avendo comunque fatto esperienza anche in scuole secondarie di primo grado, come insegnante di sostegno e curriculare, di lingua francese e inglese. Al momento insegna lingua inglese in un I.I.S.S. a indirizzo enogastronomico a Catania. In parallelo, partecipa annualmente a corsi di perfezionamenti e master in seno a un personale life long learning project. 

Come potete capire la nostra ospite ha un vasto mondo da raccontarci fatto di esperienze, studi e tanta passione.

Innanzitutto, grazie di essere qui.  Prof, come è nata l’idea di questa pagina?

L’ idea di questa pagina nasce dopo aver partecipato a un’intervista radiofonica, trasmessa anche online. Questa ebbe, in modo del tutto inaspettato, milioni di visualizzazioni. Così, l’intervistatore mi suggerì l’apertura di un canale o di una pagina online visto che quanto avevo detto aveva raggiunto un pubblico così vasto. Già in precedenza, tra l’altro, avevo pensato a uno spazio professionale in rete dove poter riversare tutte le mie conoscenze e i miei interessi per poterli condividere con altri.

Spesso ci si dimentica che l’arte, come la cultura in generale, è un bene comune. Ci si distacca da questo concetto, riportando testi di difficile comprensione. La sua idea Prof, di utilizzare e un lessico semplice che rende i contenuti fruibili ad un grande pubblico, la trovo vincente. Ha avuto dei riscontri in tal senso?

Certamente. I riscontri sono quotidiani nel mio ambito lavorativo, con i miei studenti, ma anche su Facebook, dove molteplici membri della community sottolineano che l’utilizzo da parte mia di un linguaggio facilmente comprensibile rende i contenuti ancora più accattivanti e interessanti.

Cosa ne pensano i suoi allievi della sua pagina?

Ne sono entusiasti, anche perché spesso narro aneddoti che li rendono protagonisti.

Picasso diceva: “Ogni bambino è un’artista. Il problema è poi come rimanere un’artista quando si cresce”.  Una sua considerazione. 

Da bambini non si hanno limiti alla creatività e non si è costretti a colorare entro i bordi. Poi, crescendo, i genitori e i docenti insegnano a rispettare le linee di demarcazione, la creatività si riduce e si diventa adulti. Invece, bisognerebbe sempre conservare la capacità di esprimere sé stessi, eliminare qualsiasi censore interno e, talvolta, disimparare le regole. Io mi ritengo creativa, così come tutti i membri della mia famiglia, e resto aggrappata alla mia creatività e alla bambina che è in me.

Picasso, si dice fosse amico di lunga data del Poeta francese Jacques-Prévert a cui lei ha dedicato la sua tesi; e qui le chiedo cosa l’affascina della poesia prevértiana?

Ho scoperto Prévert da adolescente, curiosando nella libreria del salotto di casa dei miei genitori. Trovai “Paroles”, la prima raccolta di versi del poeta francese in questione, un libro appartenente a mia madre, che mi rapì subito. Jacques Prévert fu un artista poliedrico ed eclettico, pacifista convinto, libertario, cantore dell’amore assoluto, ma anche dell’anticonformismo, della libertà, dell’indignazione verso le disuguaglianze e le ingiustizie, un “artigiano delle parole”, un ribelle romantico, innamorato della musica, dei bambini, degli animali, dell’amore e dell’espressione semplice. Come non apprezzare un artista così?

Qual è l’opera d’arte che l’affascina di più di tutte?

Questa è una domanda difficile. Io non ho un colore, un cibo, un cantante, un attore, un’opera preferita. Io amo tutto ciò che è bello, tutto ciò che scatena in me un’emozione. Tantissime, innumerevoli opere riescono in ciò.

Se potesse viaggiare nel tempo e conoscere un artista o letterato del passato chi sarebbe e cosa gli chiederebbe?

Mi piacerebbe tanto viaggiare indietro nel tempo. Innanzitutto, mi recherei a conoscere  “Il Sommo Poeta”, il nostro Dante Alighieri, il genio assoluto, un visionario attuale  che secoli e secoli fa scrisse un capolavoro che ancora oggi resta un punto di riferimento, che insegna l’arte di vivere, a riflettere, a compiere autoanalisi e a tener viva la speranza. Tuttavia, mi piacerebbe anche recarmi in Inghilterra per incontrare “Il Bardo”, ovvero William Shakespeare, colui che trasformò il teatro inglese, contribuendo anche alla formazione della lingua inglese moderna, a me tanto cara.

Tra i tanti luoghi artistici visitati, ce ne consigli 3 per i nostri lettori.

In Italia, non può mancare, nel corso della vita, una visita alla capitale, Roma, così ricca di cultura e storia, è un museo all’aperto dove vi è sempre qualcosa di nuovo da scoprire; in Europa, suggerirei Londra, senza alcun dubbio, un mix di antico e moderno, un melting pot di culture, lingue, religioni, tradizioni, una città dinamica e dal fascino cosmopolita che ammalia e rapisce “forever”. All’estero, direi il Giappone, per quella sua cultura talmente diversa da quella europea, per catturare l’anima di questo paese esotico, il suo animismo, la compostezza ed educazione del suo popolo e il suo magico “hanami”, ovvero l’usanza di godere della vista degli alberi in fiore, soprattutto i ciliegi.

L’insegnamento è il suo pane quotidiano. Cosa secondo lei, oggi, incentiva i giovani ad appassionarsi all’ arte e alla letteratura? 

I giovani devono essere incuriositi. Per questa ragione, talvolta la classica lezione frontale non è abbastanza, poiché può risultare noiosa. Occorre proporre alternative accattivanti, da una visita didattica ad un video, per fare qualche esempio, e non restare strettamente legati a un libro di testo poiché si rischia di inaridire la materia. I supporti digitali sono degli aiuti fondamentali, ma a ciò bisogna aggiungere che la presentazione di un contenuto deve avvenire attraverso il cuore. La passione del docente e il suo entusiasmo fanno la differenza.

Estrapolo questo passo del Prof. Enrico Galiano (Pordenone), letto sulla sua pagina, che dice “Servirebbe l’ora di educazione.  Educazione musicale? Artistica? Tecnica? No, no, proprio l’ora di educazione. Dire buongiorno. Dire grazie. Dire permesso. Quella roba lì. Poi l’ora di ascolto. In pratica: insegnare ai ragazzi ad ascoltare quando qualcuno parla”.  Uno studio che andrebbe riservato anche agli adulti. L’importanza del saper ascoltare è pari a quella del sapersi ascoltare. Una sua considerazione.

Saper ascoltare è un’arte che richiede presenza, apertura e sensibilità. Il vero ascolto non è facile, poiché è impegnativo porsi volontariamente da parte per far spazio a un’altra persona. Anche ascoltare sé stessi non è un gioco da ragazzi. Significa, infatti, illuminare ciò che si sente e prestare l’orecchio, poiché ogni emozione e sensazione è portatrice di un messaggio. Sembra facile, ma non lo è a causa dei condizionamenti che ci stringono e irretiscono. Così ritengo che l’idea del collega Enrico Galiano potrebbe essere vincente.

Un sogno nel cassetto?

Viaggiare e visitare quanti più luoghi possibili. La mia “bucket list”, ovvero la lista dei desideri, è lunghissima, ma in cima vi è la possibilità di scoprire il mondo. Per fare ciò mi serve tanto tempo e tanta salute. Spero di averne in abbondanza.

Si definisca in una sola parola.

Altra domanda difficile. Come si fa a racchiudere la complessità e le innumerevoli sfaccettature di una persona in una parola? Dopo avere riflettuto, direi che l’aggettivo che mi rappresenta al meglio è “appassionata”, in quanto piena di energia nel raggiungimento di ogni obiettivo, un’entusiasta a tutto tondo, convinta che la vita sia un frutto dolce da spremere al massimo.

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