Giacomo Bozzoli, condannato all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario, è stato arrestato nella sua villa sul lago di Garda dopo 11 giorni di fuga.
La prossima settimana potrebbe essere interrogato dai magistrati di Brescia per chiarire i suoi spostamenti durante la latitanza. Fonti qualificate lo descrivono come un uomo “confuso”.
Secondo il pubblico ministero, Bozzoli è tornato in Italia per vedere il figlio. Con sé aveva un borsello contenente 50mila euro, e gli inquirenti ritengono che la sua fuga sarebbe potuta continuare. Tuttavia, l’accensione dell’aria condizionata nella villa di Soiano ha tradito la sua presenza. I carabinieri, insospettiti da una telefonata intercettata, hanno perquisito la residenza e trovato Bozzoli nascosto nel cassettone del letto.
Dopo l’arresto, Bozzoli è stato sorvegliato a vista per il rischio di atti autolesionistici. Ha trascorso la prima notte nel carcere di Canton Mombello, poi è stato trasferito a Bollate, Milano. Bozzoli ha chiesto di vedere il figlio di 9 anni, confermando le ipotesi degli investigatori sul motivo del suo rientro.
Bozzoli era fuggito in Spagna, a Marbella, ma è rientrato in Italia utilizzando auto a noleggio. La sua Maserati Levante era stata avvistata l’ultima volta nel bresciano il 23 giugno. Alle 5:30 di giovedì, un sistema di captazione ha rilevato la sua presenza in provincia di Brescia. I carabinieri hanno quindi sorvegliato tutte le proprietà della famiglia, incluse le case di Brescia, Soiano del Lago e Marcheno, e le fabbriche. Un segnale anomalo dalle telecamere di sorveglianza della villa di Soiano ha confermato la presenza del latitante.
Il procuratore capo di Brescia, Francesco Prete, ha dichiarato che Bozzoli non aveva intenzione di costituirsi. La procura ha aperto un fascicolo per “procurata inosservanza della pena” e sta verificando la fuga all’estero di Bozzoli, su cui pendeva un mandato di cattura internazionale.
Bozzoli, proclamandosi innocente, ha detto di avere un testimone austriaco che lo scagionerebbe e ha inviato una lettera al procuratore capo, al procuratore generale Guido Rispoli e al presidente della prima sezione penale Roberto Spanò. Tuttavia, nessuno ha ancora ricevuto la lettera.
Bozzoli è stato condannato dalla Cassazione per l’omicidio dello zio, Mario Bozzoli, avvenuto l’8 ottobre 2015. Il corpo era stato gettato nel forno della fonderia di famiglia a Marcheno. Secondo i giudici, Bozzoli avrebbe aggredito lo zio vicino ai forni e chiesto a un dipendente, trovato morto per suicidio il 18 ottobre 2015, di disfarsi del cadavere dietro compenso.