Vacanze 2024 in Italia: le nostre strade quanto sono sicure?

Il 68% degli italiani è certo di partire questa estate e il 47% trascorrerà le vacanze entro i confini nazionali.

È quanto emerge dall’indagine condotta da “YouTrend” per conto di Wonderful Italy. Il Belpaese sarà una meta ambita anche per molti viaggiatori europei e del Nord America. Tra le destinazioni, il mare è il protagonista indiscusso della stagione; seguono le città d’arte e la montagna. Tra chi resta in Italia, il 32% si sposterà fino a 500 km, mentre il 37% farà più di 500 km per raggiungere la destinazione prescelta per il tanto atteso relax estivo.

La modalità di trasporto preferita dagli italiani per recarsi in vacanza rimane anche quest’anno l’auto, scelta dal 52% degli intervistati. L’amore degli italiani per le 4 ruote, come attesta ACI, posiziona il nostro paese al primo posto in Europa per il rapporto tra autovetture e popolazione, pari a 693 auto ogni 1000 abitanti. Veicoli spesso datati, con circa 13 anni di servizio.

Si tratta quindi di un parco veicolare che non dispone degli ausili tecnologici ADAS che possono intervenire tempestivamente per evitare che una distrazione alla guida si trasformi in tragedia. Ne fanno parte la tecnologia ISA, che impiega l’AI per gestire la velocità e la distanza di sicurezza delle auto. Oppure il rilevatore di stanchezza, l’assistenza per il mantenimento della corsia di marcia, l’allarme di rischio collisione, il rilevamento in retromarcia e la frenata d’emergenza” precisa Roberto Impero, esperto internazionale di sicurezza stradale passiva e Ceo di SMA Road Safety.

Proprio per questa ragione la sicurezza delle infrastrutture gioca un ruolo centrale per cercare di ridurre il numero delle vittime, anche nel rispetto dell’ambizioso programma Vision Zero dell’UE. Ma quali sono a livello infrastrutturale i punti più pericolosi presenti sulle nostre strade?

Ancora molti ostacoli fissi, come le cuspidi stradali, i piloni in galleria, i pali segnaletici restano sprovvisti di apposito attenuatore d’urto, così come i filari di alberi che costeggiano le strade spesso non sono protetti da adeguate barriere laterali – prosegue Impero – Lo stesso guardrail può trasformarsi in un’arma letale in caso d’incidente: la parte finale di questa barriera, se non protetta da apposito terminale speciale, durante l’impatto, si comporta come una lancia che penetra nell’abitacolo. Da cittadino e automobilista è inaccettabile che alcuni ostacoli, nonostante sia chiara la loro reale pericolosità, siano ancora oggi sprovvisti di adeguate protezioni. Lo stesso ISTAT rileva che il 10% degli incidenti più tragici avviene sulle nostre strade proprio per sbandamento del veicolo contro ostacoli stradali, non adeguatamente protetti. Siamo quindi di fronte a una sottovalutazione del pericolo da Nord a Sud”.

Non tutte le strade, però presentano il medesimo livello di pericolosità. “È sicuramente opportuno fare una distinzione tra rete stradale e autostradale. Gran parte delle nostre autostrade sono sicure e tra le più innovative d’Europa. Il discorso cambia se pensiamo ai tratti extraurbani, alle strade principali e secondarie, provinciali e comunali. Qui, la manutenzione del manto è assente; barriere, terminali e attenuatori spesso non vengono ripristinati per anni a seguito di incidenti. Il voto è nettamente insufficiente. Purtroppo, però, di 168.129 km di rete stradale italiana, solo 7.556 Km riguardano le autostrade, il resto è in mano a enti locali, regionali, provinciali e versa in condizioni preoccupanti (fonte ISTAT)”: puntualizza Roberto Impero, membro autorevole dell’Organizzazione Mondiale della Strada (PIARC).

La sicurezza stradale non efficiente genera, inoltre, dei costi elevatissimi per l’intero paese: in media oltre un milione e mezzo di Euro per ogni decesso. Confrontando questo dato con l’investimento medio necessario per la progettazione e l’installazione di sistemi di sicurezza stradale passiva, le amministrazioni potrebbero certamente tagliare una consistente fetta delle spese, semplicemente installando i dispositivi preposti, nelle tratte di competenza.

Da anni mi batto in prima persona per sensibilizzare e promuovere la sicurezza stradale passiva e preventiva, tema che oggi, con “Vision Zero” della UE assume ancora di più un peso specifico. Occorre avere uno sguardo orientato al futuro; per fortuna le nuove strade vengono realizzate ponendo attenzione anche agli ostacoli da proteggere, ma nel nostro Paese sono davvero tante le tratte vetuste, piene di pericoli che, con cadenza periodica, mietono vittime. Il costo della mortalità stradale incide per lo 0,9% sul PIL nazionale, un’enormità rispetto a quanto costerebbe adottare i dispositivi salvavita a protezione dei punti pericolosi e attivare un’attenta manutenzione delle tratte. L’alibi della mancanza di budget non regge più. È necessaria una mappatura puntuale delle nostre strade per identificare i tratti pericolosi e metterli una volta per tutte in sicurezza. Non è solo una questione etica, è un obbligo di legge” conclude Roberto Impero, Ceo di SMA Road Safety.

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