Dopo appena tre mesi di governo, Michel Barnier è costretto a fare i conti con una durissima realtà: la mozione di sfiducia presentata dalla coalizione di sinistra Nouveau Front Populaire è stata approvata, facendo precipitare la Francia in una grave crisi istituzionale ed economica. La causa è una mozione di sfiducia votata da 331 deputati su 574, ma ne bastavano 289. Il Rassemblement National di Marine Le Pen è uno dei promotori della caduta del Governo e si è alleato con l’estrema sinistra per raggiungere l’obiettivo di rimuovere il primo ministro.
Il voto di sfiducia segna una sconfitta imprevista e improvvisa per il presidente Emmanuel Macron, che lo scorso settembre aveva scelto Barnier per formare un governo di “unificazione”, destinato a guidare la Francia attraverso una serie di sfide politiche ed economiche. Il governo di Barnier, ora definito “il più breve nella storia della Quinta Repubblica”, stabilisce un primato poco invidiabile, battendo il record di Georges Pompidou, il cui governo cadde nel 1962 a seguito di una mozione di sfiducia simile.
La caduta del Governo in Francia: l’articolo 49.3 e la sfiducia
La causa principale della disfatta di Barnier è legata all’attivazione dell’articolo 49.3 con cui Michel Barnier, voleva far passare senza votazione il bilancio della previdenza sociale. “Sono andato fino in fondo al dialogo con i gruppi politici“, aveva assicurato. L’utilizzo del 49.3 ha suscitato forti polemiche, in particolare tra le forze politiche di sinistra e di estrema destra, che hanno visto in questa mossa un tentativo di bypassare il Parlamento e di eludere il dibattito democratico.
Questa decisione ha esposto il governo alla possibilità di una mozione di sfiducia, che è stata immediatamente presentata e successivamente approvata. A nulla è valsa la difesa finale di Barnier, che in un appello accorato all’Assemblea Nazionale aveva esortato i deputati a prendere una decisione responsabile: “Avete il futuro dei francesi nelle vostre mani“, aveva dichiarato, mostrando il suo rammarico per il crollo di una carriera politica che, all’indomani della sua nomina, sembrava promettere molto bene. Le sue parole avevano già il sapore del saluto finale: “Mi sento onorato di essere stato il primo ministro di tutti i francesi“.
Il contrattacco di Macron: subito un nuovo Premier
La caduta di Barnier segna una sconfitta personale per Emmanuel Macron, il quale, pur vedendo il proprio indice di gradimento in caduta libera, ha escluso in maniera categorica qualsiasi possibilità di dimissioni.
Nonostante la crisi politica in corso, Macron ha rimandato al mittente le richieste di dimissioni, e sembra essere fermo sull’idea di restare al suo posto fino alla scadenza del suo mandato nel 2027. In una recente intervista, anche durante una visita in Arabia Saudita, ha rivelato di non essere affatto preoccupato per le notizie che giungevano dalla Francia.
Nonostante la sua sicurezza, tuttavia, l’Eliseo è in fermento. Secondo fonti vicine alla presidenza, Macron starebbe preparando un contrattacco immediato, con la nomina di un nuovo primo ministro prevista entro 24 ore dalla caduta di Barnier. Le ipotesi sul nuovo premier vanno da un possibile ritorno dell’ex primo ministro Bernard Cazeneuve, già figura di spicco sotto il governo Hollande, a un altro nome di peso come quello del ministro delle Forze Armate, Sébastien Lecornu, che sembrerebbe godere del favore sia del Rassemblement National che del Partito Socialista. Lecornu potrebbe rappresentare una figura di mediazione, utile per cercare di disinnescare le tensioni politiche e risolvere l’impasse che sta paralizzando la politica francese.
Un futuro politico incerto per la Francia, Macron parla alla nazione
In conclusione, con un governo crollato in soli tre mesi e una crisi politica che minaccia di degenerare, il futuro della Francia appare incerto. Le voci di dimissioni di Macron si fanno sempre più forti, ma il presidente sembra determinato a resistere. Domani sera, alle ore 20, parlerà ai francesi in diretta televisiva, con l’intenzione di rilanciare la sua agenda politica e di presentare un nuovo primo ministro. Resta da vedere se questa mossa sarà sufficiente per fermare la sfiducia popolare e arginare il malcontento crescente che ormai attraversa il paese.
In attesa di sviluppi, la Francia si prepara ad affrontare una fase politica turbolenta, con una presidenza che rischia di entrare nel periodo più critico dalla sua elezione. Il prossimo capitolo della Quinta Repubblica potrebbe essere scritto sotto segni di incertezza e divisioni profonde.