Caso Almasri: inchiesta su Giorgia Meloni e governo, ecco cosa prevede la legge.

La denuncia segue l’iter per i reati ministeriali: il Tribunale dei ministri valuta, poi la decisione spetta al Parlamento

L’inchiesta sulla cosiddetta vicenda Almasri coinvolge direttamente il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, insieme ai ministri Matteo Piantedosi (Interno) e Carlo Nordio (Giustizia), oltre al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. La denuncia ha avviato la procedura speciale prevista per i reati ministeriali, la stessa seguita negli anni scorsi per Matteo Salvini, in relazione al caso Open Arms, conclusosi con l’assoluzione dell’ex ministro dell’Interno.

Al centro della vicenda c’è il ruolo del Parlamento, che ha il potere di decidere se concedere o meno l’autorizzazione a procedere nei confronti dei membri del governo. Se il caso non verrà archiviato, l’ultima parola spetterà a Camera o Senato, come stabilisce l’articolo 96 della Costituzione.

Come funziona la procedura per i reati ministeriali

L’articolo 96 prevede che il presidente del Consiglio e i ministri, anche se non più in carica, possano essere processati per eventuali reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, ma solo dopo l’approvazione del Parlamento. Questa norma è stata introdotta con la legge costituzionale n.1 del 1989, che ha modificato il sistema precedente: in passato, i membri del governo potevano essere messi in stato d’accusa dal Parlamento in seduta comune, con eventuale giudizio della Corte costituzionale.

Oggi, invece, il primo passo spetta alla Procura della Repubblica competente per territorio, che raccoglie gli atti e li trasmette al Tribunale dei ministri entro 15 giorni, senza effettuare indagini. Il Tribunale dei ministri è un organo speciale formato da tre magistrati, estratti a sorte tra quelli con almeno cinque anni di esperienza.

Il collegio, che viene rinnovato ogni due anni, ha 90 giorni per esaminare il caso. Se non ritiene di dover disporre l’archiviazione, trasmette gli atti alla Procura della Repubblica, che a sua volta presenta richiesta di autorizzazione a procedere alla Camera (se il ministro è un deputato) o al Senato (se è senatore o non parlamentare).

Se, invece, il Tribunale dei ministri decide di archiviare il caso, il provvedimento diventa definitivo e non può essere impugnato. In questo caso, il procuratore della Repubblica deve darne comunicazione al presidente della Camera competente.

L’ultima parola spetta al Parlamento

Se il Tribunale dei ministri decide di non archiviare il caso, la richiesta di autorizzazione a procedere passa all’esame della Giunta per le Autorizzazioni. Questa commissione speciale valuta gli atti e riferisce all’Aula, che ha 60 giorni per prendere una decisione.

Il Parlamento può negare l’autorizzazione se ritiene che il politico abbia agito per tutelare un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o per il perseguimento di un interesse pubblico preminente nell’esercizio delle funzioni di governo.

Se, invece, l’autorizzazione viene concessa, gli atti ritornano al Tribunale dei ministri, che prosegue il procedimento secondo le norme vigenti.

Cosa succede in caso di processo?

Se il Parlamento concede l’autorizzazione a procedere, il caso passa alla giurisdizione ordinaria, con il processo che si svolge davanti al Tribunale del capoluogo del distretto di Corte d’Appello competente per territorio.

In questa fase, i magistrati che hanno già fatto parte del Tribunale dei ministri non possono partecipare al procedimento. Per il resto, il caso segue le normali regole del codice di procedura penale, con la possibilità di presentare impugnazioni e ricorrere ai gradi di giudizio superiori.

Un caso che potrebbe diventare politico

L’inchiesta sulla vicenda Almasri rischia di trasformarsi in un nuovo caso politico. La richiesta di autorizzazione a procedere potrebbe dividere il Parlamento, come già accaduto in passato in vicende simili.

La procedura prevede che Camera e Senato abbiano potere discrezionale sulla questione, e la decisione potrebbe essere influenzata anche dal dibattito politico. Un caso che si inserisce in un contesto già teso, con la premier Giorgia Meloni e il suo governo spesso al centro delle polemiche, soprattutto su temi legati all’immigrazione e alla giustizia.

Non resta che attendere l’evolversi della situazione: se il Tribunale dei ministri disporrà l’archiviazione, la questione si chiuderà definitivamente. Altrimenti, la decisione passerà nelle mani del Parlamento, con un possibile scontro tra maggioranza e opposizione.

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