Le favole Disney che remano contro la tradizione: è un segno dei tempi che cambiano?

Le favole Disney che remano contro la tradizione: è un segno dei tempi che cambiano? Le favole Disney che remano contro la tradizione: è un segno dei tempi che cambiano?

Solo qualche giorno fa è arrivato nelle sale l’adattamento di Biancaneve. Una delle favole più celebri della Disney cambia i connotati e si “piega” al politicamente corretto. La scelta fa storcere il naso ai puristi, ma è giusto rileggere in un’ottica così moderna la nostra stessa tradizione letteraria?

Viviamo in un mondo molto strano e in una realtà contradditoria, sia a livello politico che sociale. La cultura – che in ambito ha avuto sempre tanta valenza – si trova in una condizione particolare. Non solo perché riflette sul mondo che abbiamo attorno e su ciò che siamo diventanti, ma al tempo stesso, cerca di dare una risposta a tutti i cambiamenti che abbiamo di fronte. Un film resta il modo più giusto per raccontare la realtà. E, in questo pieno delirio di woke e del politicamente corretto, c’è la Disney che – da diverso tempo – sta sperimentando nuove strade per riflettere (per l’appunto) su un mondo che sta cambiamento in peggio e troppo in fretta. In un’ottica di riscoperta e di spolvero dei suoi grandi classici dell’animazione, la Casa di Topolino ha cercato di riadattare i suoi (vecchi) canoni secondo i gusti della generazione di oggi e secondo le nuove regole del mercato cinematografico.

I live action, ovvero film con personaggi in carne e ossa, sono stati (e lo sono ancora oggi) un esperimento. Un esperimento che non sempre ha funzionato. Per rispondere a questi cambiamenti così repentini, per la Disney non è stato facile giocare con la sua tradizione e adattarla con i tempi moderni. A volte, i progetti hanno funzionato (come la Sirenetta e Il re leone), altri sono stati un completo spreco di tempo. L’ultimo esempio è quello di Biancaneve. Il film ispirato molto liberamente al cartone animato del 1937 e che a sua volta ispirato alla favola dei Fratelli Grimm, rivive al cinema in film molto criticato e che snatura l’anima stessa della figura di Biancaneve. È pur vero che anche le favole devono essere rilette con un’ottica diversa e più moderna, ma dove porta tutto questo? A un vero e proprio shock culturale.

Quelle tradizioni che cambiamo troppo velocemente

Chiariamo un fatto: il mondo cambia e con lui anche le tradizioni cambiano. È ben accetto raccontare nei film di principesse coraggiose che si salvano da sole, di personaggi queer e che lottano per la loro identità come è giusto di raccontare, attraverso storie per “bambini”, delle storie che possano riflettere su problemi di interesse comune. Ciò che non funziona nell’ottica dei live action della Disney è di puntare su un marchio sicuro e conosciuto, e raccontare il mondo che abbiamo intorno. È pur vero che le tradizioni cambiano troppo in fretta e seguirle non è facile ma, invece di puntare su un “usato sicuro”, perché non parlare dei tempi duri che abbiamo di fronte con storie nuove e ancora più attuali? Il gap sta proprio in questo dettaglio, perché non tutte le favole possono essere rilette in un’ottica diversa. La Sirenetta, ad esempio, ha funzionato perché, di per sé, il classico del 1989 già rifletteva sul problema dell’inclusività e sulla diversità ma, in altri casi, perché  stravolgere la narrazione a proprio uso e consumo?

Le favole Disney che remano contro la tradizione: è un segno dei tempi che cambiano?

Biancaneve, una principessa che non ha bisogno del suo principe

L’esempio dell’ultimo live action è lampante. Senza nulla togliere agli attori che sono tutti molto validi, è il resto che non funziona. Da una principessa che è ispanica – quando la fiaba la descriveva in un modo diverso -, da una regina che, oggettivamente, è più bella della sua figliastra, dai nani che non possono essere chiamati nani, da un principe che è diventato un novello Robin Hood senza spina dorsale e da una principessa che non ha bisogno del bacio del suo amore per tornare alla vita e che sa difendersi da sola. La Disney può sentirsi libera di raccontare altre versioni della storia stessa, ma perché intitolare il film “Biancaneve” quando del suo grande classico non ha neanche l’anima?

Oltre il “politicamente corretto”

Domande che non trovano risposta. Ci si trova di fronte a un problema ben più grave di quel che sembra. Perché, è pur vero che il cinema (e la cultura in genere) è sempre stata di parte e di una precisa corrente politica, la situazione è letteralmente sfuggita di mano. Si è raggiunto un limite in cui tutto può essere lecito anche solo per far capire al pubblico – e in questo caso ai più piccoli – che esiste un mondo ben più disilluso rispetto a quello delle favole. Senza sapere che i più piccoli sono loro che sono già proiettati in quella disillusione. Siano noi che non conosciamo il motivo per quale abbiamo perso i valori. I veri valori.