Nel mondo della scuola italiana le donne rappresentano la stragrande maggioranza, ma il riconoscimento economico e professionale non è all’altezza del loro impegno.
A dirlo è il sindacato Anief, che in un recente report ha tracciato una fotografia impietosa della condizione lavorativa del personale scolastico femminile: oltre il 78% degli occupati nel settore è donna, pari a circa un milione di lavoratrici, spesso sottopagate, sovraccariche di responsabilità e a rischio burnout.
Dalle scuole dell’infanzia ai licei, dalle professoresse,passando per il personale ATA e le educatrici dei nidi comunali, il volto della scuola italiana è al femminile. Ma dietro questo dato si nasconde un disagio profondo: stipendi tra i più bassi d’Europa, carichi di lavoro crescenti, burocrazia asfissiante e carenze strutturali croniche.
“La scuola italiana si regge sulle spalle delle donne, ma queste donne sono spesso dimenticate, mal pagate e lasciate sole”, denuncia il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico. “E intanto aumentano i casi di stress, esaurimento e abbandono della professione.”
Secondo l’indagine, una lavoratrice su tre mostra sintomi di stress cronico legato al lavoro, con effetti pesanti anche sulla salute mentale e fisica. Le cause principali? Turni estenuanti, gestione di classi complesse, mancanza di supporto psicologico e formazione continua spesso svolta fuori orario, senza riconoscimenti adeguati.
A preoccupare è anche l’età media sempre più alta del corpo docente, con oltre il 60% delle insegnanti che ha superato i 50 anni, e la mancanza di prospettive di crescita professionale che spinge molte a valutare l’uscita anticipata dal lavoro, quando possibile.
Il sindacato chiede un cambio di rotta: aumenti salariali, stabilizzazione del precariato, investimenti in benessere lavorativo e formazione, ma anche un riconoscimento sociale e culturale del ruolo fondamentale che le donne svolgono nella scuola italiana.
“La scuola è la spina dorsale del Paese – conclude Pacifico – e il suo cuore batte al femminile. È ora che questo cuore venga ascoltato e sostenuto, prima che si fermi.”