Dopo il grande successo al cinema, Diamanti arriva su SKY e in streaming su Now il 20 aprile (proprio nel giorno di Pasqua). Un’occasione per scoprire o riscoprire uno dei film più corali, intensi e emozionanti di Ferzan Ozpetek. Abile narratore dell’universo dei sentimenti, con il suo ultimo lavoro il regista di origini turche ha saputo raccontare l’universo femminile con grande intensità.
Il suo primo film risale al 1997 e già si intravedeva la poetica di un regista sapiente, capace di fotografare tutte le sfumature dell’animo umano. Il successo arriva qualche anno più tardi, nel 2001, con Le Fate Ignoranti. Quel film corale che scava profondo nell’identità di genere e nei rapporti di coppia ha dato agio al regista di imporsi nel panorama cinematografico del nostro Paese. Apprezzato dalla critica e dal pubblico, oggi Ozpetek è una vera garanzia. E lo ha dimostrato anche con Diamanti che, dopo gli ottimi incassi, arriva su SKY e in streaming su Now dal 20 aprile. Il film è qualcosa di unico nel panorama di oggi. Per Ozpetek è come se avesse ritrovato la verve di un tempo che si era un po’ appannata dopo Nuovo Olimpo (che trovate su Netflix) e dopo alcune scelte registiche non proprio adatte al suo stile. Il suo nuovo lavoro è un elogio al mondo femminile, alla forza e alla resilienza delle donne costrette a lottare in un mondo che, ancora, non riesce a rappresentarle. Per farlo si affida, non solo a una storia evocativa e dal grande appeal, ma anche a un cast variegato di attrici del panorama italiano ognuna con il suo background. E nonostante il set è stato molto affollato, la storia di Diamanti regala spazio a tutte, dando agio al racconto di regalare al pubblico un’immagine rarefatta della Roma anni ’60 e del mondo delle donne in pieno fermento creativo. Un successo meritato per Ferzan Ozpetek che, con poche mosse, ha realizzato (per davvero) un film di tutto rispetto.
Diamanti, di cosa parla il film
La pellicola pone al centro della narrazione una sartoria specializzata in costumi per il cinema e il teatro gestita da due sorelle, Alberta e Gabriella Canova, interpretate rispettivamente da Luisa Ranieri e Jasmine Trinca. Intorno a loro si intrecciano le storie di tutte le maestranze che lavorano nell’atelier e quelle dei clienti, come un filo che, danzando tra un pezzo di stoffa e un altro, lega indissolubilmente e crea qualcosa di più grande e meraviglioso: Lunetta Savino è la ricamatrice Eleonora, Paola Minaccioni è la capo sarta Nina; Milena Mancini e Geppi Cucciari le sarte Nicoletta e Fausta; Anna Ferzetti è la modista e madre single Paolina, Vanessa Scalera è la costumista Bianca Vega; Carla Signoris è l’attrice di teatro Alida Borghese, mentre Kasia Smutniak è l’attrice di cinema Sofia Volpi. Ma ancora, Mara Venier interpreta il ruolo della cuoca Silvana e Milena Vukotic quello di Olga, zia delle sorelle Canova. Al loro fianco un cast maschile d’eccezione capitanato da Stefano Accorsi nel ruolo del regista Lorenzo, Vinicio Marchioni in quello di Bruno, marito di Nicoletta, e Luca Barbarossa in quello di Lucio, marito di Gabriella.

Un regista convoca le sue attrici preferite, quelle con cui ha lavorato e quelle che ha amato. Vuole fare un film sulle donne ma non svela molto: le osserva, prende spunto, si fa ispirare, finché il suo immaginario non le catapulta in un’altra epoca, in un passato dove il rumore delle macchine da cucire riempie un luogo di lavoro gestito e popolato da donne, dove gli uomini hanno piccoli ruoli marginali e il cinema può essere raccontato da un altro punto di vista: quello del costume. Tra solitudini, passioni, ansie, mancanze strazianti e legami indissolubili, realtà e finzione si compenetrano, così come la vita delle attrici con quella dei personaggi, la competizione con la sorellanza, il visibile con l’invisibile.
Una storia tutta al femminile che riflette sul significato stesso di “essere donna”
Come se fosse meta-cinema, il regista scrive un racconto dolce ma ironico, brillante e per nulla edulcorato, intelligente e non banale e attraverso un gruppo ben assortito di donne (di diversa estrazione sociale) racconta il nostro passato più recente toccando temi di interessa comune. E lo fa con uno sguardo schietto ma senza troppi fronzoli, spingendosi nel tratteggiare il mondo delle donne ben al di fuori dei soliti stereotipi. Non il classico dramma in cui emerge una foto marcata del “girl power” ma un racconto etereo, evocativo e commuovente in cui la donna è la vera protagonista con le sue luci e ombre. Ozpetek su questo argomento è un vero maestro, ma con Diamanti supera se stesso, regalando alle donne il potere e lo spazio che si meritano. Senza sbavature. Sincero, potente ed emozionante: un film bellissimo.