Proseguono senza esito i negoziati per una tregua nella Striscia di Gaza, mentre la situazione sul campo continua a peggiorare. Israele ha ripreso intensamente gli attacchi aerei e terrestri, aggravando una crisi umanitaria già drammatica.
Al tempo stesso, si fa sempre più evidente la frustrazione del Qatar, uno dei principali mediatori nei colloqui tra Israele e Hamas, che denuncia la mancanza di volontà politica da entrambe le parti e l’inaccettabile prezzo umano del protrarsi del conflitto.
Il rappresentante qatarino coinvolto nei negoziati ha espresso parole dure: “Abbiamo speso mesi a cercare un’intesa, ma ogni volta ci troviamo davanti nuove condizioni, nuove richieste, nuovi ostacoli. Ci sono in gioco vite umane, e questa impasse è semplicemente insostenibile.”
Il Qatar, insieme a Egitto e Stati Uniti, ha svolto finora un ruolo centrale nei tentativi di mediazione. Ma le ultime settimane sono state segnate da una crescente impazienza da parte di Doha, che si è ritrovata spesso a fare da tramite tra due posizioni inconciliabili: da un lato, Israele insiste sulla liberazione degli ostaggi e sulla fine della minaccia di Hamas; dall’altro, Hamas chiede un cessate il fuoco completo e garanzie sulla fine dell’assedio a Gaza.
Intanto, i civili continuano a pagare il prezzo più alto. Le vittime aumentano, le infrastrutture sono al collasso, e l’accesso agli aiuti umanitari resta limitato. Anche l’ONUONU ha lanciato l’ennesimo appello per un cessate il fuoco immediato, sottolineando come le condizioni di vita nella Striscia stiano raggiungendo livelli di disperazione estrema.
La frustrazione del Qatar riflette un sentimento diffuso nella comunità internazionale: senza una svolta diplomatica seria e urgente, la crisi rischia di diventare ancora più lunga e devastante. E ogni giorno che passa senza una tregua è un giorno in più di sofferenza per una popolazione già allo stremo.