Ferie d’agosto, ritorna in streaming il film più politicante di Paolo Virzì 

Arrivato nelle sale nel 1996, Ferie d’Agosto si è trasformato in un piccolo ma grande successo commerciale per il regista italiano. All’epoca era alla sua seconda prova dietro la macchina da presa. Con una trama brillante, il film ha raccontato l’Italia del berlusconismo e lo ha fatto con intelligenza e pungente ironia. Oggi è disponibile in streaming su Mediaset Infinity. 

Oggi, la cinematografia italiana sta avendo una vera e propria rinascita. Questa rinascita permette di rivedere e – perché no – di riscoprire vecchi cult del passato. Tra questi c’è anche Ferie d’Agosto, film di Paolo Virzì che è stato distribuito nelle sale nel 1996. Dopo il successo di Ovosodo, il regista torna in una commedia pungente e graffiante. In essa, costruisce – e decostruisce – l’Italia di fine anni ’90. Lo fa tra la voglia di omologazione e di chi, invece, quel progresso proprio non lo riesce a tollerare. Un film che nasce come una commedia ma che nasconde molto bene il suo chiaro – e ben mirato – sotto testo politico.

Ferie d’Agosto, proprio per questo motivo, è diventato un piccolo cult per la cinematografia del nostro Paese. Ha consacrato il regista come abile narratore dei tempi che corrono. Un successo di Ferie d’Agosto che, nel 2024, ha portato Paolo Virzì a scrivere anche un sequel. Questo sequel estremizza e attualizza i tempi già raccontati nel primo film. E proprio quel primo capitolo, è disponibile in streaming (e anche in modalità gratuita) sul portale di Mediaset Infinity. È una ghiotta occasione per rivedere e ri-apprezzare una tra le pellicole più brillanti prodotte negli ultimi anni. E di conseguenza, hanno lasciato un’impronta indelebile nel nostro stesso immaginario collettivo. Ecco perché Ferie d’agosto merita un’altra visione. 

Ferie d’Agosto: di cosa parla il film?

Ventotene, piccola isola pontina, d’estate si trovano in vacanza, vicini di casa, due gruppi di persone. Il primo formato da Sandro Molino (con la convivente Cecilia Sarcoli ed una bambina Martina figlia di costei), un attore (Mauro), l’amica di lui Francesca (a suo tempo fidanzata di Sandro), Betta e Graziella (conoscenti di Cecilia) e infine Roberto, che vaga dall’Africa a Cuba ed altri lidi, con incarichi (a suo dire) ufficiali. Il secondo gruppo formato da un romano, Ruggero Mazzalupi (proprietario di negozi, tipo irruente e un po’ rozzo, peraltro generoso), padre dell’adolescente Sabrina e marito di Luciana. Tuttavia, Ruggero è segretamente innamorato della cognata Marisa, donna provocante e bella, accasata con Marcello, un ex cantante di night ora gestore di una profumeria e debitore con Ruggero di 50 milioni. 

Sfortunatamente un extracomunitario viene colpito da un proiettile sparato per uno stupido scherzo da Ruggero, che viene chiamato a risponderne ai Carabinieri. Ruggero ammette di aver fatto una rischiosa cattiva azione. Nell’intento di farsi perdonare dagli adirati vicini, Ruggero promuove una specie di assemblea notturna. L’occasione dà luogo ad accuse e interventi su piani differenti ivi compresi quelli politici. Fra accuse e difese ed una specie di approccio generale, ma in sostanza nel generale e confuso disorientamento, tutto si dipana in una congerie di argomentazioni presto appiattite ed inerti. Sotto le stelle, sembra che ciascuno abbia ceduto, più che a motivazioni e vampate di ordine politico, ai sentimenti e alle vicende personali. 

Ferie d’Agosto, un cult che è ancora molto attuale 

Fu Ferie d’agosto a consacrare il nome di Paolo Virzì tra i giovani registi italiani. Era tra quelli in grado di affrontare il confuso decennio che avrebbe portato alla fine del secolo. E anche del millennio. Nella sua semplice struttura narrativa diventa automaticamente riflessione sul tempo, sia esso cinematografico che “reale”. Così, se i pochi giorni raccontati devono servire ad aprire una finestra su vite intere, e sul loro sviluppo affettivo ed emotivo, il film vuole essere un’istantanea su un Paese diviso a metà. Entrato da poco in quella che viene definita Seconda Repubblica e già stanco, già sfibrato, già in qualche misura sconfitto. Un’istantanea che forse paradossalmente trova molta più ragion d’essere a venticinque anni di distanza. Questo avviene quando perfino la Seconda Repubblica è divenuta un lontano ricordo. Lo schema di Ferie d’agosto è quello tipico della commedia corale. Si basa sul concetto di specularità tra i personaggi. 

Questo schema bipartito, questo faccia a faccia continuo e incessante tra Molino e Mazzalupi, tra la sinistra che si deve riprendere ancora dallo scioglimento del Partito Comunista e la destra forza italiota che ha approfittato dello sbandamento generale. E ciò è dato da Tangentopoli per dominare da subito la scena politica nazionale. È inevitabilmente l’immagine di maggior impatto di Ferie d’agosto, eppure in una certa misura questo livello appare quasi epidermico. Sembra servire a creare non tanto le schermaglie. Esse ruotano attorno a mere questioni retoriche. Come dimostra in maniera lampante la discussione a cena che rappresenta forse la scena più citata del film. Ma anche il terreno ideale per approfondire la psicologia e le emozioni dei suoi personaggi.