Forbidden Stories, un consorzio di 65 giornalisti provenienti da 20 testate giornalistiche, ha rivelato i comportamenti illegali della Solway Group, dalla violazione dei diritti umani al danno ambientale e alla salute della popolazione.
La Solway Investment Group è un’azienda internazionale di estrazione mineraria e metalli, in particolare nichel, con sede in Svizzera e di proprietà di cittadini di Russia ed Estonia. È al centro di uno scandalo per uno dei suoi progetti, il Fenix in Guatemala, dove ha inquinato il lago Izabal, il più grande del Paese. Quando i pescatori della comunità indigena Maya Q’eqchi’ hanno chiesto di conoscere l’impatto ambientale della miniera piantata nelle loro terre ancestrali, uno di loro è stato ucciso e due giornalisti locali sono stati perseguitati per aver raccontato la loro storia. Forbidden Stories ha proseguito il loro lavoro e ha rivelato i comportamenti illegali della Solway Group, dalla sparizione di tre studenti all’uccisione di un pescatore, dal danno ambientale alla corruzione e la persecuzione di giornalisti.
La Solway Group
La Solway Group gestisce miniere e impianti di fusione in Guatemala, Argentina, Ucraina, Indonesia e Macedonia. Nel 2011 ha acquistato i diritti della Guatemalan Nickel Company (CGN) e della Pronico, per sviluppare il progetto Fénix a El Estor, dispartimento di Izabal, una riserva naturale a 30 chilometri dal mar dei Caraibi, dove vivono molte comunità indigene dedite alla pesca e all’agricoltura di fagioli, cardamomo e mais. La Solway Group si è macchiata sin da subito di gravi delitti.
Violazione dei diritti umani
Nel marzo del 2012 tre studenti universitari sono scomparsi nei terreni della miniera. Nahomy Lara, Juan Carlos Velásquez e Ángel de León, studenti dell’Universidad del Valle de Guatemala (UVG), tutti sotto i 25 anni, sono in gita negli stabilimenti della CGN per un corso, assieme ad altri colleghi. Sotto la sorveglianza di Lemuel Valle, un dipendente della CGN, loro tre devono effettuare un monitoraggio delle acque, ma scompaiono e vengono ritrovati morti il giorno dopo. Due di loro hanno segni di colluttazione sul corpo. Lemuel Valle, che aveva rilasciato dichiarazioni contradditorie che parlavano di un incidente, viene condannato per omicidio colposo, sentenza poi ribaltata dalla Camera d’Appello. Ancora oggi non si sa se si sia trattato di omicidio o incidente, ma tre studenti universitari sono morti all’interno della miniera durante delle ricerche di studio.
Nel 2016, invece, nella miniera è esplosa una caldaia e ha ucciso cinque minatori. La moglie di uno di loro, rimasta anonima per paura di ritorsioni, ha detto che suo marito aveva avvertito più volte dei problemi con la caldaia fino al giorno fatale dell’esplosione.
Nel marzo 2017, una strana macchia rossa ha colorato il lago Izabal. Le comunità Maya Q’eqchi’ non hanno avuto dubbi: l’inquinamento proveniva dalla miniera, che già nell’aria emetteva aria rossa, ma solo di notte, quando venivano tolti i filtri. I pescatori si sono organizzati sotto la Corporazione dei Pescatori Artigianali per chiedere alle autorità di punire i responsabili della contaminazione del lago. Hanno organizzato proteste e chiesto uno studio ambientale. Un mese dopo, il governo ha prelevato campioni d’acqua e ha concluso che le erbacce acquatiche erano responsabili della colorazione del lago. Le proteste allora si sono fatte più forti, fino ad arrivare a scontri con la polizia. In una di queste manifestazioni, il 27 maggio 2017, il pescatore Carlos Maaz rimane ucciso dagli agenti. Sul posto c’erano solo due giornalisti Maya, Jerson Xitumul e Carlos Ernesto Choc. Quest’ultimo ha ripreso con foto e video il corpo senza vita di Maaz. La polizia è rimasta impunita, le autorità hanno commentato come se quell’omicidio non fosse avvenuto, perché nessuno atto ad indagare era andato sul luogo. Il corpo di Maaz è rimasto per alcune ore sull’asfalto, poi è stato preso dalla sua comunità che aveva capito che la polizia non avrebbe fatto nulla.
La persecuzione di giornalisti
Ad agosto del 2016 viene emesso un mandato d’arresto contro i giornalisti della comunità, Jerson Xitumul e Carlos Ernesto Choc, che stavano riportando gli eventi che hanno coinvolto i pescatori e la compagnia mineraria. Vengono accusati, tra le altre cose, di aver partecipato alle proteste. Jerson Xitumul ha trascorso più di un mese in una delle prigioni più pericolose del Paese prima di poter tornare a casa agli arresti domiciliari. Nel luglio 2018, tutte le accuse contro di lui sono state ritirate, ma ha deciso di rinunciare al giornalismo. Quando Carlos Ernesto Choc ha visto cosa era successo al suo collega, ha deciso di nascondersi. “Ho dovuto vivere clandestinamente”, ha ricordato. “Tutto il mio cuore è nella mia città, la mia passione per il mio lavoro giornalistico è a El Estor, ma ci sono stati momenti in cui mi sono sentito disperato”. Durante quel periodo, Choc si è separato dai suoi figli e ha dovuto vendere la maggior parte dei suoi averi poiché non era in grado di lavorare. Foridden Stories ha proseguito il suo lavoro con due inchieste: Green Blood, nel 2019, e Minning Secrets, nel 2022.
Green Blood e Mining Secrets e il collettivo hacker
Gleen Blood, l’inchiesta rivelata nel 2019, ha analizzato l’inquinamento provocato dalla miniera e i danni alla salute. Esperti consultati da Forbidden Stories hanno confermato l’ipotesi dei pescatori riguardo la macchia rossa apparsa sul lago. Inoltre, analizzando la qualità dell’aria per un mese con un sensore ambientale, hanno scoperto concentrazioni massime di particelle fini sei volte superiori alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Gli stessi livelli di inquinamento si trovano a volte in Cina. È stata appurata la criminalizzazione dei giornalisti che indagavano sugli eventi, fotografati e spiati perfino con un drone. È emerso che le autorità guatemalteche hanno ripetutamente mentito su quanto accaduto a Maaz, nonché sull’impatto ambientale della miniera. E anche che le comunità Maya Q’eqchi’ che vivono a El Estor hanno ragione a preoccuparsi della loro terra e della loro salute. Due anni dopo, nel 2021, Laurent Richard di Forbidden Stories ha ricevuto un messaggio da un collettivo di hacker, che si fa chiamare “Guacamaya Roja”. Il collettivo ha rubato centinaia di documenti interni della Solway, pari a quattro terabyte, perché “la lotta per un territorio è la lotta di tutti” ha affermato. Sessantacinque giornalisti li hanno analizzati e dopo mesi sono emerse le responsabilità della Solway Group grazie all’inchiesta Mining Secrets.
I danni ambientali
Come riporta il sito italiano Irpimedia, che ha collaborato all’inchiesta, pochi giorni dopo l’incidente nel lago Izabal, il responsabile ambientale della Pronico, l’azienda di Solway che dirige l’impianto di lavorazione del nichel estratto dalla miniera, “redige un rapporto descrivendo come una macchia rossastra che «si vede da lontano» si stava diffondendo per almeno 200 metri quadrati nel lago, proveniente da un canale vicino all’impianto. «La presenza di sedimenti nel canale di scolo dell’impianto è indubbia, scrive Garcia. Un altro rapporto interno, dell’11 marzo, tradotto in russo e condiviso con la direzione di Solway, mostra che un sedimento di limonite – un minerale ricco in ferro identico al nichel che viene estratto tra le colline della miniera – era almeno in parte responsabile della perdita di acqua rossa. «Il rilascio del sedimento nel lago è chiaramente la ragione del colore rosso dell’acqua in quel punto», dice il rapporto. «Sono preoccupato, specialmente perché questo evento potrebbe attrarre un’ispezione [da parte del Ministero]», risponde uno dei direttori della miniera all’epoca, Marco Aceituno. Gli fa eco un altro impiegato, con un piano specifico per «fermare la contaminazione della zona 212» fatto di barriere di legno che fermino il sedimento.”
Per aggirare l’ostacolo, la CGN ha fatto analizzare le acque da un biologo che afferma che la causa primaria della variazione nel colore dell’acqua sia un’alga rossa. I giornalisti, però, hanno sentito numerosi esperti indipendenti e le loro risposte non lasciano dubbi: gli scarti minerali raggiungono i fiumi vicino la miniera e il lago Izabal. La popolazione indigena si ammala, racconta di gravi problemi respiratori tra i bambini della zona e tra i lavoratori della miniera.
La corruzione
I documenti fanno emergere anche come la Solway Group ha comprato l’appoggio delle comunità indigene locali, che nella classificazione interna sono passate da negativa a positiva o neutrale, rispetto alla loro attitudine nei confronti della miniera. Molti leader delle comunità sono stati corrotti per far cambiare idea alle persone, altri leader sono stati screditati mettendo in giro le voci che fossero malati di Aids, alcuni indigeni sono stati pagati per bruciare le coltivazioni e far sì che i contadini andassero a lavorare in miniera, che diventava così il loro unico mezzo di sostentamento. Solo una comunità è rimasta contraria alla presenza della miniera.
La complicità delle autorità del Guatemala
Nel 2018 la comunità Maya Q’eqchi ha consegnato una denuncia che sosteneva come la licenza estrattiva della CGN fosse illegale, in quanto non era stata data prima della necessaria consultazione con le popolazioni indigene rispetto all’impatto ambientale. Esiste, infatti, la Convenzione 169 dell’Organizzazione internazionale per il lavoro (ILO) sui diritti dei popoli indigeni e tribali, uno strumento internazionale giuridicamente vincolante che, dal 1991, sancisce il diritto alla consultazione e alla partecipazione dei popoli indigeni, obbligando gli Stati a garantire la partecipazione dei nativi alle decisioni politiche e ai processi di sviluppo. L’anno successivo, la Corte costituzionale del Guatemala ha confermato questa accusa e ha aggiunto che la miniera si era espansa ben oltre i sei chilometri quadrati su cui gli era concesso operare. In quella occasione ha imposto temporaneamente la chiusura dello stabilimento. Tuttavia, fino a febbraio 2021, il Ministero delle miniere del Guatemala non ha ratificato la decisione e la miniera ha continuato a lavorare con il supporto delle autorità. Il Congresso, inoltre, non ha rinnovato l’incarico della giudice della Corte costituzionale che aveva bloccato la miniera che, per paura di ritorsioni, ha lasciato il Guatemala per una destinazione sconosciuta.
I giornalisti, infine, hanno condiviso le proprie scoperte con le accierie europee che si riforniscono dalla miniera del Guatemala della Solvey Group. Si tratta delle acciaierie di Outokumpu in Svezia, le acciaierie Aparem in Lussemburgo e le acciaierie Acciai Speciali Terni. Aparem potrebbe terminare i rapporti, mentre Outokumpu ha detto di avere temporaneamente sospeso l’approvvigionamento per fare un’ispezione in loco. Non ci sono notizie da Terni. In risposta al team di Forbidden Stories, Solway Group ha negato ogni accusa. “Solway Investment Group opera pienamente in linea con le leggi nazionali e internazionali”, ha scritto l’amministratore delegato Dan Bronstein. “Rigettiamo ogni accusa priva di basi fattuali”. Il deputato guatemalteco Carlos Barreda ha chiesto la creazione di una commissione d’inchiesta per indagare sulle accuse della stampa internazionale e sull’aumento delle autorizzazioni concesse alle compagnie minerarie.