Nazioni unite: cartellino russo

L’Assemblea generale dell’Onu vota la sospensione della Russia dal Consiglio per i diritti umani

Tra i cambiamenti rispetto all’ultima sessione, si profila un blocco arabo di paesi neutrali, incluso qualcuno disposto a tendere una mano all’Alleanza atlantica

Rapporto di minoranza

Il 7 aprile, l’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni unite (Onu) ha votato per Mosca la sospensione dello status di membro del Consiglio per i diritti umani, con l’accusa di abusi sistematici ai danni dei civili in Ucraina. A proporla, dopo l’eccidio di Bucha, era stata l’inviata statunitense all’Onu, Linda Thomas-Greenfield, ritenendo l’esercito russo responsabile di crimini di guerra e accusando Mosca di «sovvertire ogni principio che abbiamo a cuore». È la prima volta nella storia che viene adottato un simile provvedimento nei confronti di un membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, con l’unico precedente del fu colonnello libico Muammar Gheddafi, per la repressione dei manifestanti. La sospensione della Russia è stata dunque approvata con 93 voti favorevoli e 24 contrari, mentre 58 paesi hanno preferito astenersi e 18 hanno disertato la votazione: sui 193 membri dell’Onu, solo una minoranza si è espressa in suo favore. Nel testo, l’Onu si dichiara «seriamente preoccupata per la crisi umanitaria in Ucraina», soprattutto a causa dei rapporti pervenuti su violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale da parte di Mosca. Quest’ultima, dal canto suo, dopo aver invitato i rappresentanti degli Stati membri a votare contro la risoluzione, ha criticato l’esito delle consultazioni, definendolo un tentativo degli Stati uniti (Usa) di mantenere il suo dominio e controllo totale, ricorrendo al «colonialismo dei diritti umani», ossia all’uso strumentale di questi ultimi per fini geopolitici.

Esito parziale

Al contrario, il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha accolto trionfalmente i risultati del voto dell’Assemblea generale, dichiarando che la Russia, che «sta commettendo gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani non dovrebbe prendere parte in un organismo il cui compito è preservarli». Sulla stessa linea, il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, che sulla rete sociale Twitter ha espresso «gratitudine» verso i paesi che hanno votato a favore. Inoltre, l’inviato ucraino all’Onu Sergiy Kyslytsa, in riferimento alla data scelta per le consultazioni, che coincide con l’anniversario del genocidio del 1994 in Ruanda, ha affermato che la responsabilità di quest’ultimo ricade sull’«indifferenza della comunità internazionale», che non rispose agli allarmi lanciati in sede Onu. Quanto all’Unione europea (Ue), i paesi membri hanno votato tutti a favore della sospensione di Mosca dal Consiglio per i diritti umani. D’altronde, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha auspicato un’adesione di Kiev in tempi brevi all’unione. Parimenti, Canada, Regno unito hanno aderito alla risoluzione, come Israele, Australia, Giappone, Turchia e i paesi balcanici esterni all’area Ue. Sulla votazione si sono divise, invece l’Africa, l’America latina e l’Asia, dove paesi generalmente alleati degli Usa hanno mostrato un atteggiamento divergente, alcuni in continuità con la posizione assunta nella sessione del 2 marzo dell’Assemblea generale Onu, riunitasi per votare una mozione di condanna alla Russia.

Lega araba: l’unione fa la forza?

Rispetto alla precedente votazione, in quella del 7 aprile sono aumentati sia i contrari (5 contro 24), sia gli astenuti (35 contro 58), sia, in misura minore, i paesi che non hanno partecipato (12 a 18), mente sono diminuiti drasticamente i favorevoli (141 a 93). Tali differenze sono dovute in buona misura alla diversa tipologia di risoluzione sottoposta al voto: il 2 marzo si parlava di una condanna piuttosto generica, mentre il 7 aprile si discuteva una misura concreta da adottare contro la Russia, che ha la sua rete di intese tattiche internazionali. Tuttavia, occorre tener conto anche dei colloqui tenuti da una delegazione ministeriale del Gruppo di contatto della Lega araba, il 4 aprile a Mosca con il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, e il giorno successivo a Varsavia con il suo omologo ucraino. La delegazione era composta dal segretario generale della Lega araba Ahmed Aboul Gheit e dai ministri degli Esteri di Egitto, Giordania, Algeria, Iraq e Sudan. Assente il Marocco, che nelle sedute dell’Assemblea generale Onu sul conflitto in Ucraina ha mantenuto la linea della non ingerenza scegliendo di non partecipare al voto. Specularmente, la Libia ha votato a favore entrambe le volte, la Cina contro. L’Algeria, invece, che il 2 marzo si era astenuta, ha votato contro la sospensione di Mosca dal Consiglio per i diritti umani. Le monarchie del Golfo (Yemen incluso), invece, che nel primo caso avevano votato a favore della condanna della Russia, nel secondo si sono astenute.

Vie (multi)laterali

Dal confronto fra le ultime due sessioni dell’Assemblea generale dell’Onu, potrebbe dunque emergere una tendenza dei paesi arabi (e africani, meno compatti) alla diversificazione delle alleanze, che tendono pertanto a sfumare in partenariati tattici. Anche se non sempre si possono individuare con certezza gli attori geopolitici pronti a disputarsi gli equilibri geostrategici presenti e futuri, si può quindi intravedere la possibilità che i contrasti attuali evolvano verso un crescente multilateralismo. Un simile assetto, del resto, avrebbe maggiori possibilità di garantire un rispetto autenticamente universale del diritto internazionale, senza doppi standard.

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