Il caso Salis prende una nuova svolta, con l’attivista Ilaria Salis che potrebbe essere destinataria di arresti domiciliari in Italia.
Il caso Salis prende una nuova svolta, con l’attivista Ilaria Salis che potrebbe essere destinataria di arresti domiciliari in Italia, considerando anche l’applicazione di misure aggiuntive come il braccialetto elettronico. Il Ministero della Giustizia italiano sta lavorando a una relazione per garantire “massima sicurezza” nel caso di domiciliari per Salis. La notizia emerge dopo tre istanze respinte dal giudice ungherese, con il pericolo di fuga come motivazione principale.
Gli avvocati di Salis sono in attesa di un supporto dal governo italiano per presentare una nuova richiesta di domiciliari, cercando di superare le ragioni dei rifiuti precedenti. L’avvocato Losco aveva chiarito che questa misura alternativa potrebbe essere presa in considerazione solo dopo una sua applicazione preventiva in Ungheria, aprendo la possibilità di un dibattito nel Consiglio europeo sul reciproco riconoscimento delle misure alternative alla detenzione cautelare.
La situazione di Salis sarà oggetto di dibattito all’Europarlamento lunedì prossimo a Strasburgo. L’eurodeputata Mercedes Bresso sottolinea l’importanza del rispetto dei diritti e il coinvolgimento dell’Ungheria, che, avendo aderito alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, deve affrontare le condizioni detentive di Salis come una questione di Stato di diritto.
Emergono ulteriori criticità nel trattamento di Salis, che segnala problemi di comprensione della documentazione in ungherese e la firma di un verbale di cui non conosce i contenuti. I legali chiedono al diplomatico italiano la consegna di una copia di questo documento.
Il dibattito politico in Italia continua, con le parole di Giorgia Meloni che, dopo il colloquio con Viktor Orban a Bruxelles, si limita a sperare che Salis possa dimostrare la sua innocenza in un processo veloce. Il vicesegretario di Azione, Ettore Rosato, critica la mancanza di assistenza adeguata, sottolineando la necessità di investire di più nelle sedi diplomatiche italiane all’estero.