Brandizzo, un anno dopo la strage. I familiari: “Non è cambiato nulla, vogliamo giustizia”

È passato quasi un anno dalla tragica notte tra il 30 e il 31 agosto 2023, quando cinque operai, impegnati in lavori di manutenzione sui binari a Brandizzo, Torino, furono travolti e uccisi da un treno in corsa. Il drammatico incidente ha lasciato una cicatrice profonda nei cuori dei familiari delle vittime, che oggi, a distanza di 365 giorni, continuano a chiedere verità e giustizia.

Le vittime, Kevin Laganà, 22 anni, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa e Giuseppe Saverio Lombardo, furono falcidiati dal treno che viaggiava a 160 chilometri orari verso il deposito. Il compito di identificare i resti e stabilire a chi appartenessero richiese ore di lavoro e disperazione. A distanza di un anno, i familiari degli operai non hanno visto nessun progresso significativo nelle indagini, e le loro richieste di giustizia rimangono inascoltate.

Familiari delle vittime: “Non ci interessano i risarcimenti, vogliamo sapere la verità”

Edoardo Aversa, fratello di Giuseppe, esprime il dolore e la frustrazione dei familiari: “È passato un anno e non abbiamo avuto risposte, non sappiamo ancora chi siano i colpevoli, non abbiamo ancora potuto ritirare gli effetti personali dei nostri cari. Non ci interessano i risarcimenti, ci interessa che ci dicano come sono andate le cose e che si faccia giustizia.”

Aversa è particolarmente deluso dal fatto che, nonostante il tempo trascorso, non ci sia stata alcuna punizione concreta per i responsabili. Ricorda con amarezza che “si sono permessi di spostare il treno fino ad Alessandria ancora con i pezzi dei ragazzi attaccati,” sottolineando l’inefficienza e l’insensibilità delle autorità.

Le testimonianze dei colleghi e le indagini

Le indagini hanno rivelato che il lavoro sui binari avveniva spesso senza le necessarie autorizzazioni. Antonio Veneziano, un ex dipendente della Sigifer, ha confermato che “si lavorava anche senza autorizzazioni” e ha chiesto che i responsabili vengano messi in galera e che l’azienda venga chiusa. Le accuse si concentrano su vari dirigenti e dipendenti della Sigifer e Rfi, tra cui Antonio Massa, Andrea Gibin Girardin e il direttore generale Franco Sirianni, accusati di negligenza e cattiva gestione delle operazioni.

Le indagini hanno rivelato che ci sono stati errori cruciali nella gestione delle autorizzazioni e delle comunicazioni. Le telefonate tra l’addetto di Rfi al cantiere di Brandizzo e la centrale di Chivasso non hanno fornito il via libera necessario per il cantiere, mentre il primo treno di linea era già passato sul binario 1, causando il disastro.

Commemorazione e iniziative per il primo anniversario

In occasione del primo anniversario della strage, è stata organizzata la “Settimana del Lavoro Sicuro”, un’iniziativa promossa dall’associazione Sicurezza e Lavoro in collaborazione con il Comune di Brandizzo, i sindacati edili e i familiari delle vittime. Questa settimana di riflessione e commemorazione ha lo scopo di mantenere viva la memoria delle vittime e di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della sicurezza sul lavoro.

Il programma delle commemorazioni include una serie di eventi significativi: il 30 agosto, giorno dell’anniversario, si terrà una commemorazione ufficiale davanti al monumento dedicato alle vittime, seguita dal convegno “Brandizzo un anno dopo”, che si concentrerà sulla situazione della salute e sicurezza sul lavoro. In serata, è prevista una fiaccolata dalla chiesa alla stazione ferroviaria e l’inaugurazione di una mostra fotografica intitolata “Morire sui binari”.

Durante la settimana, saranno presentati anche diversi progetti, tra cui un murale commemorativo, interventi nelle scuole attraverso il progetto “A scuola di Sicurezza” e la piantumazione di cinque alberi in memoria delle vittime.

Il messaggio dei familiari

Antonino Laganà, fratello di Kevin, esprime la determinazione dei familiari a ottenere giustizia: “C’è tanta rabbia. Quanto bisogna aspettare per ottenere giustizia? E sentir parlare tutti i giorni di incidenti sul lavoro ci fa stare ancora peggio, vuol dire che non è cambiato nulla. Non molleremo mai finché i responsabili della morte del mio fratellino e degli altri ragazzi non saranno assicurati alla giustizia.”

A un anno dalla strage, la richiesta di giustizia dei familiari delle vittime di Brandizzo è più forte che mai. La loro battaglia per ottenere risposte e responsabilità continua, mentre il ricordo di quei cinque uomini rimane un ammonimento doloroso sulla necessità di garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro.