Dopo il clamoroso successo di “Lasciati trovare”, la scrittrice Chiara Ceneroni è tornata in libreria
con “Io resto viva” edito da Morphema Edizioni, una storia emozionante e avvincente ambientata in un mondo distopico.
In esso vige la censura e la manipolazione delle menti che lascia poco spazio alla creatività, alla libertà d’azione e soprattutto all’empatia e all’amore. In questo nuovo modo di vivere ognuno è portato a non fidarsi più di nessuno e spinto a chiudersi nel proprio spazio vitale, divenuto arido, isolandosi e agendo in nome di un falso rispetto e amore per la comunità.
In particolare ad essere colpiti sono gli animali che vengono fatti sparire a causa si un virus letale che si trasmette da essi agli uomini e che incute terrore e timore. In questo scenario troviamo la protagonista del libro Jolie, una giovane donna coraggiosa che non accetta ciò il sistema le propina e conduce da un paio di anni una doppia vita proteggendo Hope, il suo affezionato cane che è riuscita a tenere con sé e che è costretta a nascondere nel suo appartamento. È questo legame forte con Hope che le dona forza e coraggio e che le permette di combattere ogni giorno senza perdere la sensibilità che la differenzia.
La storia che Chiara Ceneroni ha scritto ad arte e che si legge con tanto interesse è in grado si sollevare tanti spunti di riflessione sul mondo odierno e sull’umanità intera. È inevitabile per il lettore seguire le vicende di Jolie con trepidazione e partecipazione ritrovandosi a fare il tifo per lei. “Io resto viva” è una lettura che trasuda coraggio, amore e soprattutto speranza nei confronti del genere umano inducendoci a valorizzare la sensibilità che può tramutarsi in una vera e propria arma con la quale combattere contro le brutture del mondo.
Ce ne parla in questa intervista Chiara Ceneroni con la quale ho avuto il piacere di approfondire diverse tematiche che ha trattato nel suo libro.
– Chiara, come è nata l’idea di scrivere questo romanzo ambientato in un mondo distopico, non così tanto lontano da quello attuale?
Questo romanzo è nato da un’urgenza, dal bisogno di fermarmi a riflettere dopo il cambiamento epocale che la pandemia ha rappresentato. Forse il cambiamento era già in atto da tempo, silenzioso, subdolo, ma dalla pandemia ha subìto senza dubbio un’accelerata, una pericolosa virata antidemocratica. E mi sono chiesta in che direzione stessimo andando. Così è nata questa storia, ambientata in un futuro mostruoso, a cui non ho voluto dare una collocazione temporale per lasciare libero il lettore di sentirlo vicino o lontanissimo e di trovarci i propri spunti di riflessione. Questo è un libro che vuole sollevare delle domande, più che dare delle risposte. E il fatto che molti lettori stiano ravvisando tante similitudini con l’attualità, nonostante io descriva un futuro dove accadono cose ad oggi mai accadute, perfino impensabili, è un segnale preoccupante, ma al contempo rassicurante. Vuol dire che non siamo poi così inconsapevoli, e la consapevolezza è un baluardo fondamentale contro la manipolazione e l’indottrinamento. Vuol dire che forse non potranno farci di tutto, e che c’è una speranza che la storia che racconto non si avveri mai. Ecco, io vorrei che questo romanzo, a differenza di altri romanzi distopici che hanno fatto la storia della letteratura, non fosse profetico. Ma se mai dovesse accadere qualcosa di simile a quello che ho descritto, vorrei che ci fossero tante Jolie e tanti Samuel a resistere e combattere per la libertà. Per restare vivi. E umani.
– Centrale nel tuo romanzo è la tematica dell’amore nei confronti degli animali, come lo definiresti?
Al centro della vicenda che narro, anche se ambientata in un contesto mostruoso, c’è innanzitutto l’Amore. L’amore come una scelta da difendere. L’amore struggente della protagonista per il suo cane Hope, che diventa la ragione del suo combattere, l’amore per tutti gli animali, vittime innocenti delle mostruosità di un sistema che li addita come nemici da colpire, ma anche l’amore per l’amicizia, per la verità, per la libertà. Sicuramente gli animali rappresentano per me la parte più sana e bella del mondo. Sono amici, fratelli, compagni di vita, ma soprattutto anime come noi, da proteggere contro l’egoismo e l’antropocentrismo dilagante. Solo nel rispetto delle altre creature viventi, potremo restare umani e salvaguardare l’intera vita del pianeta.
– Nel mondo che descrivi la censura regna sovrana tanto è vero che vengono fatti sparire dalle biblioteche i libri di filosofia. Quanto pensi che la conoscenza possa tramutarsi in una vera e propria arma nei confronti di chi vuole esercitare una forma di controllo sulle masse?
I nuovi totalitarismi non hanno più bisogno di manganelli e olio di ricino, ma si fondano sul controllo e sulla manipolazione del pensiero, attraverso strumenti moderni sempre più seduttivi come i social, la digitalizzazione e la stessa intelligenza artificiale. Dobbiamo desiderare quello che ci impongono, odiare chi ci propinano come nemico, pensare come vogliono loro, essere veloci e performanti. Dobbiamo correre e rincorrere il progresso, e per fare tutto questo, per renderci più vulnerabili, devono spogliarci del pensiero critico e indottrinarci con il pensiero omologato. Io penso che la filosofia, invece, e la conoscenza in generale, siano un’arma potente per difenderci da questa minaccia, insegnandoci a dubitare, a fermarci e riflettere, a porci domande, diventando validi strumenti di allenamento per la mente. Per questo motivo per i sistemi totalitari e totalizzanti, come quello in cui è ambientato il mio romanzo, la filosofia diventa un pericoloso nemico da combattere e censurare. Secondo me, invece, proprio per contrastare questa possibile deriva, bisognerebbe introdurla come materia obbligatoria in tutte le scuole secondarie, anche in quelle professionali.
– E la sensibilità che contraddistingue il personaggio di Jolie?
Tutti i miei personaggi sono sempre molto profondi e sensibili. Non c’è spessore nella superficialità e nella grettezza di sentimenti. La sensibilità è ciò che ci consente di vivere più intensamente, di sentire di più, di amare di più. Chi è sensibile è come se vivesse alla potenza. Per questo considero la sensibilità una ricchezza, non una fragilità. Le persone più sensibili sono solo più delicate, non più deboli. E Jolie lo dimostra appieno.
“Io resto viva” trasuda molta resilienza. Come e in che misura può diventare un’alleata nelle situazioni più drammatiche?
“Io resto viva” è una storia di resistenza e coraggio. La protagonista non si piega alle logiche mostruose del sistema, non si omologa, non si arrende alla paura, non tradisce i suoi valori, e pur conducendo una vita apparentemente virtuosa, combatte ogni giorno senza paura, silenziosamente, conducendo una doppia vita parallela dentro e fuori il sistema. Ha resilienza, perché assorbe gli urti della vita restando intera, ma soprattutto coraggio. Lei non si limita a resistere, ma combatte contro un nemico più grande di lei, per difendere ciò che dà senso a tutti i suoi giorni. La sua è una piccola, miracolosa, rivoluzione.
Nel tuo romanzo scrivi “In una società malata i sani vengono additati come dei pazzi”. Qual è il prezzo da pagare per andare controcorrente secondo te?
Secondo me non bisogna mai chiedersi quale sia il prezzo da pagare, ma se ne valga la pena. E andare controcorrente per restare liberi nel pensiero, fedeli a noi stessi e conservare l’umanità, sono sempre cose per cui vale la pena anche essere emarginati, o perseguitati, o etichettati come pazzi.
– Quanto di Chiara Ceneroni possiamo rintracciare nel personaggio di Jolie?
Come dice Baricco, tutti i libri contengono gli autori. Infatti in tutti i miei libri c’è sempre un po’ di me spalmata nei personaggi, ma devo ammettere che Jolie, pur restando un personaggio di fantasia, è quello che tra tutti mi assomiglia di più. La passione per i libri fin da bambina, per la filosofia, la fantasia sfrenata, i giochi alle cose invisibili con il papà, l’amore per gli animali, la decisione di non mangiare più anime. Ma soprattutto, la scelta di restare libera, e umana, giocandosi tutto.
– A chi consiglieresti la lettura di “Io resto viva”?
Per i temi trattati e per lo stile scorrevole, credo che sia una lettura adatta a tutti, anche ai più giovani. Anzi, devo dire che durante le presentazioni, ho notato grande interesse e partecipazione proprio da parte dei ragazzi. Forse perché è fondamentalmente una storia di coraggio, e il coraggio è una dote peculiare della giovinezza, di quell’età in cui si sentiamo tutti più invulnerabili. Sono in corso anche progetti per introdurlo nelle scuole…
– Com’è nata questa tua passione nei confronti della scrittura?
Mia madre dice che sono nata con la penna in mano… Ovviamente è una leggenda familiare, ma la penna è stata da sempre una mia compagna e alleata preziosa. Scrivere è per me un modo di stare al mondo, per sentirmi libera, per conoscermi. A volte, quando scrivo i miei libri, ho l’impressione di raccontare qualcosa che era già scritto dentro di me e che io stessa non sapevo di custodire. Le mie storie nascono spesso così, da un’idea, un’intuizione, un’emozione, e poi prendono forme a me sconosciute. Per quanto riguarda il mio percorso “artistico”, dopo una formazione giornalistica, per caso mi sono imbattuta nella scrittura creativa, partecipando a un concorso letterario e vincendolo. Lì mi sono sentita nel posto giusto. Perché la scrittura in fondo è un’alchimia, la parola crea, trasforma, restituisce, cura. E ci consente di vivere tante vite. A noi “folli” a cui una vita solo non basta…
– Quanto ti senti cresciuta artisticamente da “Lasciati trovare” a “Io resto viva”?
“Lasciati trovare” è stato il mio primo romanzo e non finirò mai di ringraziarlo per tutte le emozioni che mi ha concesso di vivere. È stato premiato in Campidoglio, è entrato nelle scuole, ha scalato le classifiche della Narrativa Contemporanea su Amazon, ma soprattutto ha conquistato migliaia di cuori. Ha ricucito strappi, curato ferite più o meno dolorose, accarezzato l’anima di tante persone che mi hanno scritto in privato o pubblicamente per ringraziarmi. È una storia dove in tanti hanno trovato delle risposte. “Io resto viva” è un genere letterario completamente diverso, una storia dai contorni molto più cupi, che pone domande più che dare risposte (e forse in questo senso è un’opera più matura), ma che mette sempre al centro l’Amore, l’amore come l’unica strada praticabile per restare vivi. È uscito da poco, ma sono contenta che i lettori lo stiano capendo e amando, come il primo. E quando i lettori scrivono che i miei libri “creano dipendenza”, sento di essere sulla strada giusta, per quanto ancora lunga.
– Progetti futuri…
Ho già cominciato a scrivere il terzo romanzo, e ne ho in mente altri due… Poi chissà.