Il Governo ha dato il via libera a un importante pacchetto di emendamenti che ridisegna parte della strategia economica per l’anno a venire.
Il provvedimento si muove su un doppio binario: da un lato, l’iniezione di nuove risorse per il tessuto produttivo. Dall’altro, un deciso giro di vite sulle uscite anticipate dal mondo del lavoro, colpendo anche categorie finora parzialmente tutelate come i lavoratori precoci e chi svolge mansioni usuranti.
L’emendamento governativo punta a sostenere la competitività delle aziende italiane attraverso lo stanziamento di fondi mirati.
L’obiettivo è duplice:
Incentivi per le imprese che investono in tecnologie digitali e sostenibilità ambientale.
Misure agevolate per l’accesso al credito, fondamentali in una fase di tassi di interesse ancora instabili.
Questi interventi mirano a controbilanciare il rallentamento della produzione industriale. Forniscono ossigeno alle piccole e medie imprese (PMI) che rappresentano il cuore del sistema economico nazionale.
Il fronte pensioni è quello che registra i cambiamenti più drastici. La necessità di garantire la sostenibilità dei conti pubblici ha spinto l’esecutivo a irrigidire i requisiti per il pensionamento.
Non si tratta solo di un innalzamento dei requisiti anagrafici. Piuttosto, è un ricalcolo dei criteri di accesso che rende più difficile “scivolare” verso la pensione prima dei limiti ordinari. Le finestre di uscita si allungano e gli incentivi per chi resta al lavoro vengono potenziati.
La novità più discussa riguarda l’estensione dei tagli anche a categorie che storicamente godevano di regimi di favore:
Chi ha iniziato a versare contributi prima dei 19 anni vedrà un irrigidimento dei criteri o una riduzione dell’assegno in caso di uscita anticipata.
Anche per chi è impegnato in mansioni faticose o notturne, i margini di manovra si restringono. Questo avviene con un calcolo dei requisiti che diventa più severo.
Il Governo giustifica queste misure con la necessità di far quadrare il bilancio statale. Segue le linee guida europee sulla spesa pubblica.
Il risparmio generato dalla stretta sulle pensioni viene in parte dirottato per finanziare i bonus e i crediti d’imposta per le aziende. Si tratta di una logica di “spostamento della spesa” dal welfare passivo (pensioni) al supporto attivo della produzione.
Le nuove norme entreranno in vigore progressivamente. Questo avverrà con un sistema di scaglioni che dovrebbe attenuare l’impatto per chi è già molto vicino al traguardo pensionistico. Tuttavia, segneranno un netto cambio di rotta rispetto agli anni precedenti.
