La Francia ha vietato le terapie di conversione dell’orientamento sessuale.
Un grande passo avanti verso la normalizzazione della possibilità di scelta in merito alla propria sessualità, arriva direttamente dalla Francia, che ha vietato le terapie di conversione.
Approvando in via definitiva la legge, il Parlamento francese, ha deciso finalmente di mettere un punto a una pratica ampiamente criticata dalla comunità scientifica, che prevedeva un percorso volto a “curare” l’orientamento sessuale delle persone non eterosessuali, bisessuali o transgender.
Cosa sono le terapie di conversione?
Come spiegato dallo psicologo e psicoterapeuta Valerio Celletti in un articolo sul suo sito, le terapie di conversione sono un tema dibattuto da tempo. “Per chi non lo sapesse, con l’etichetta terapie di conversione ci si riferisce ai percorsi di riparazione e “correzione” dell’orientamento sessuale finalizzati al cambiamento dall’omosessualità all’eterosessualità – afferma Celletti, che poi aggiunge – A volte qualcuno prova a confondere queste terapie con la psicoterapia tradizionale asserendo che “tutte le terapie sono la riparazione di qualcosa”, ma questa argomentazione è talmente generica che è come se mettesse sullo stesso piano chi pratica infibulazione con la chirurgia”.
Per mettere in atto queste terapie, sono state tentate diverse tecniche, incluse la modificazione del comportamento, terapia dell’avversione, psicoanalisi, lobotomia, preghiera e terapie religiose, quali l’esorcismo.
Celletti spiega poi quali teorie sarebbero alla base di questo meccanismo: In primis l’idea che “l’omosessualità sia un orientamento sessuale sbagliato, che l’eterosessualità sia l’orientamento sessuale naturale e che l’orientamento sessuale sia solo un comportamento, modificabile come tutti i comportamenti, infine che il benessere sessuale sia secondario al benessere spirituale”.
La Francia mette finalmente un punto
Chiunque praticherà le “terapie di conversione” per modificare l’orientamento sessuale di una persona, anche su sua richiesta, in Francia rischierà fino a tre anni di carcere e 45 mila euro di ammenda. La legge è stata avanzata da Lrem (La République En Marche), il partito di Emmanuel Macron, e il ministro per l’Uguaglianza.
Come si apprende da La Repubblica, infatti, l’intento è quello di cambiare radicalmente le cose: “Abbiamo voluto mandare un segnale forte – spiega Laurence Vanceunebrock, deputata della maggioranza e tra le promotrici della legge – Condanniamo formalmente tutti coloro che considerano come una malattia il cambiamento di sesso o di identità”.
L’approvazione del testo è stata bipartisan. Quasi tutti i rappresentanti politici hanno ripetuto in tribuna: “Non c’è niente da curare“.
“Essere sé stessi non è un crimine, non c’è niente da curare” ha scritto in un tweet il capo di Stato Emmanuel Macron. Seguito da Vanceunebrock “Nessuno potrà più pretendere di essere in grado di curare le persone LGBT”.
Un grande cambiamento, dunque, considerando che fino ad ora, le terapie di conversione potevano essere punite in base ad altri reati come molestie morali o pratica illegale della medicina. Ma i sostenitori della nuova legge, che è stata approvata all’unanimità, dicono che un reato specifico aumenterà la consapevolezza della loro illegalità.
Non tutti sono d’accordo con il testo
Il testo ha però scatenato la protesta di psichiatri e giuristi. Il fatto sarebbe da imputarsi al primo articolo, dove è stata inserita anche l’identità di genere. Le terapie di conversione, come è riportato, sono “le pratiche, i comportamenti o le proposte ripetute volte a modificare o a reprimere l’orientamento sessuale o l’identità di genere, vera o supposta, di una persona e aventi per effetto un’alterazione della salute fisica o mentale”. Tale punto includerebbe quindi l’identità di genere, portando l’Observatoire la petite sirène (collettivo che riunisce medici, psicologi, psichiatri e psicanalisti per l’infanzia) a manifestare la preoccupazione di non potersi più occupare dei minori che soffrono di disforia di genere.
“Si rischia di rinchiudere i giovani in un’identità che non era forse che l’espressione delle loro difficoltà, tra l’altro molto comuni nell’adolescenza”, hanno spiegato gli esperti alla rivista Le Figaro.
La situazione in Italia
La Francia si aggiunge a diversi paesi in cui le terapie di conversione sono vietate, tra cui Germania, Malta, Brasile e Canada, ma ancora grande assente in questa lista, risulta essere l’Italia.
In Italia, infatti, i centri per guarire l’omosessualità sono ancora legali. Se anche il Belgio, i Paesi Bassi e il Regno Unito si stanno muovendo verso la direzione giusta a livello legislativo, la politica italiana sembra essere gravemente rallentata. Solo nel 2016, Sergio lo Giudice (ex senatore del Pd) ha promosso un ddl a riguardo. Il risultato è stato un testo che non è stato discusso perché non considerato come una priorità.
“Il disegno di legge che ho presentato è decaduto, come avvenuto per tanti altri disegni di legge tra una legislatura e l’altra – dichiara lo Giudice a HuffPost nel 2016. “Nell’anno dell’approvazione della legge sulle unioni civili, c’era una lunga battaglia in corso sulle questioni lgbt, quindi politicamente non era facile riuscire a trovare spazio per altri dibattiti. Oggi se ne sta riparlando grazie al ddl Zan, ma non c’è un vero dibattito pubblico sul tema. Non c’è abbastanza attenzione”, ha continuato.
Purtroppo, secondo lo Giudice, alla base della mancata sospensione dei luoghi ed enti che esercitano tali conversioni, ci sarebbe la “poca consapevolezza sul tema. Queste organizzazioni operano in segreto, perché conoscono bene il disvalore scientifico delle loro teorie – afferma, aggiungendo che per questo motivo – non esplicitano in modo diretto il tentativo di convertire l’omosessuale, ma dichiarano di voler ‘supportare chi vive con disagio la propria omosessualità’”.
Purtroppo, il risultato è qualcosa di altrettanto traumatizzante. Infatti, si va verso un aumento di “quello che si chiama minority stress, il disagio interiore vissuto da chi si trova in una situazione di minoranza, di stigma sociale”. “Questi ragazzi – continua – vengono mandati al macello a fare trattamenti falsamente scientifici che producono malessere interiore. Questi centri fanno leva sui sensi di colpa, fanno sentire i ragazzi obbligati socialmente ad adeguarsi al canone eterosessuale”, conclude.
Una conseguenza gravissima
Secondo un sondaggio del Trevor Project, l’organizzazione no-profit americana focalizzata sulla prevenzione del suicidio tra giovani lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e interrogativi, emerge che ben il 28% degli adolescenti che si sono sottoposti alle terapie di conversione hanno tentato il suicidio.
Gli stessi numeri, purtroppo, sono confermati da diversi studi sul tema in questione, che dimostrano come le terapie siano inefficaci, dannose e deleterie per la salute mentale dei soggetti coinvolti. Inoltre, porterebbero portarli a soffrire di calo di autostima, ansia, depressione, odio verso sé stessi e disfunzioni sessuali.