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Cambiare il mondo della formazione a distanza come sfida per il futuro. Intervista all’autore televisivo Dario Nuzzo

Fad, tutorial, webinar, videoconferenze, il mondo dell’apprendimento è cambiato con il periodo pandemico che abbiamo vissuto. L’apprendimento a distanza è...

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Fad, tutorial, webinar, videoconferenze, il mondo dell’apprendimento è cambiato con il periodo pandemico che abbiamo vissuto.

L’apprendimento a distanza è in grado di apportare tanti vantaggi e benefici sia ai formatori che ai fruitori. Tra i principali vantaggi vi è la maggiore accessibilità e la flessibilità. I limiti di questo modo di apprendere spesso sono ritenuti secondari e riguardano la noia, la mancanza di empatia o di interattività con i protagonisti del video, docenti o testimonial che siano.

Cambiare il mondo della formazione a distanza è la vera sfida del futuro. Grazie all’esperienza maturata in Mediaset come autore, Dario Nuzzo ha iniziato a proporre, tramite agenzie pubblicitarie specializzate, campagne accurate di sensibilizzazione basate su format mutuati proprio dall’entertainment televisivo, in cui plot e ambientazioni si integrano con gli argomenti definiti a monte dai board scientifici.

In questa intervista accurata il noto autore televisivo e branded content specialist ci parla di didattica a distanza e di come e in che misura cambiarla è una vera  e propria sfida per il futuro.

In questo periodo post pandemia, come procede la diffusione della didattica a distanza?

È difficile trovare qualcosa di positivo nella pandemia e nel lock down ma, per quanto riguarda la didattica a distanza, sono stati formativi: ha insegnato a lavorare, a interagire, persino a emozionarsi online. Prima, avevi difficoltà anche a fare una video call, ti chiedevano di incontrarti di persona, ora è un attimo organizzare un webinar, parola di cui molti non conoscevano neanche il significato. Ecco, credo che la familiarità con l’interazione in modalità telematica sia uno dei fattori trainanti alle maggiori richieste che ricevo per i miei format di edutainment, in particolare quello medico e finanziario, il MEDICOM e il MONEYCOM.

 Quali sono i principali limiti che vengono sottovalutati?

Troppo spesso si tende a traslare i meccanismi della didattica frontale con quella a distanza. Esiste però un evidente gap tra queste due modalità, tutto a favore della didattica in presenza, dove l’empatia tra chi forma e chi riceve la formazione è un potente booster per l’apprendimento. I miei format di edutainment cercano di colmare questo gap con varie soluzioni. Per esempio, l’utilizzo dei video: una ricerca condotta sui dipendenti di un importante gruppo ha individuato che l’83% di questi ricordava meglio presentazioni multimediali, anziché testuali, soprattutto con il passare del tempo. Ma non solo: queste performance possono essere ancora migliorate da un elemento, che poi è il sale della vita, le emozioni. È un fatto ormai ampiamente studiato l’interconnessione positiva tra memoria ed emozioni. Un bacio si ricorda meglio di mille parole: ecco, i video che utilizzo per la formazione non sono mai puramente tecnici, ma mettono in scena la vita e, come in un film, lo spettatore s’immedesima, si commuove, diventa partecipe. Non è la stessa cosa di un’esperienza personale, ma neanche la stessa cosa di una sequenza di slide o di un tutorial asettico.

 E i vantaggi?

Sono abbastanza ovvi ed evidenti. Dal punto di vista dell’azienda o dell’ente erogatore, costi e tempi sono totalmente diversi: l’aula, l’attrezzatura, l’ospitalità, gli spostamenti, la gestione delle presenze possono diventare dei veri incubi, con esborsi importanti da moltiplicare per ogni partecipante e per ogni location, cosa che limita conseguentemente la platea. Anche per chi riceve la formazione, i vantaggi riguardano tempi e costi: con la formazione a distanza scelgo io il momento migliore per me e mi aspetto anche che, se c’è una retta da pagare, questa sia decisamente inferiore rispetto a quella per un corso in presenza.

 Quanto è importante, quando si parla di didattica a distanza, tenere conto della varietà dei target di riferimento?

Le mie attività hanno come target dai bambini delle elementari agli specialisti che lottano contro patologie spesso gravi: ovviamente, lo storytelling che viene definito non può essere lo stesso. Lo studio del target è sempre uno dei punti di partenza dal quale parte la scelta di una modalità narrativa. Ogni pubblico ha una propria esigenza, a partire dall’età e dal grado di professionalizzazione, anche se questo non ci deve portare a commettere il tipico errore di considerare un professionista come un automa e non come un essere umano che “ride e piange” proprio come ogni essere umano. È quello che viene definito Human Approach.

 Come si può rendere interattivo chi ha bisogno di formarsi attraverso la didattica a distanza?

È proprio l’interattività la nuova sfida che sto portando avanti, soprattutto per le FAD in ambito Pharma, con un pubblico composto da specialisti, farmacisti e informatori scientifici, per i quali imparare a fare la cosa giusta secondo le nuove evidenze è di primaria importanza. L’audiovisivo è uno degli strumenti più potenti di quest’epoca, il 91% delle aziende vi ricorre per le proprie strategie di comunicazione, ma ancora poche l’utilizzano in tutte le sue potenzialità. La mia attività di autore televisivo mi ha portato a mutuare il linguaggio dell’entertainment per le campagne educational, il passo successivo vuole essere quello di seguire l’esempio delle ultime produzioni: i film in cui scegli tu il finale. L’idea è quella di presentare situazioni e mettere il target davanti a un bivio: in un caso come questo come ti comporteresti? Sia che la scelta sia giusta o sbagliata, verrà fornito il contenuto da far apprendere che sarà memorizzato in modo più efficace tramite, come detto prima, dal video, dall’emozione conseguente al successo o insuccesso della propria scelta e dall’interattività: diceva Confucio che “se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”.

Come e in che misura cambiare il mondo della didattica a distanza è una nuova sfida per il futuro?

Avevo letto su un muro di Milano una frase divertente e molto vera: il futuro non è più quello di una volta. Aggiungo io: va veramente molto più veloce. Ogni giorno c’è qualcosa di nuovo da imparare e, se non lo fai, sei rapidamente fuori dal mercato del lavoro, ma anche della società. La didattica a distanza va in questa direzione: è più rapida, agevole e, quando costruita bene, anche efficace. Ovviamente, anche la didattica a distanza non può fermarsi all’oggi. Penso al mondo delle intelligenze artificiali che, dall’analisi di grandi database, può individuare rapidamente alcune tendenze utili a costruire esperienze di formazione supportate dall’analisi dei trend di mercato. L’uso di algoritmi può aiutare anche nella profilazione degli utenti, soprattutto in modalità interattive come questionari e quiz, che possono affinare l’individuazione dei target più adatti a ricevere una specifica formazione. Insomma, anche per chi fa didattica c’è tanto da imparare.

Quanto la sua esperienza da autore televisivo e brandend content specialist è d’aiuto nell’ affrontare questa sfida?

La mia esperienza autoriale è stata fondamentale, perché comincia proprio dall’edutainment: nel 2001 ho dato vita insieme ad altri giovani salernitani al format TV Mukko Pallino, andato in onda su più di 90 emittenti locali fino al 2015, è continuata da giornalista con Focus e Focus Junior, per evolversi sulle reti Mediaset, con programmi dove le informazioni frutto di ricerca venivano consegnate al pubblico in una veste narrativa coinvolgente, come nei mie format di edutainment “branded content”. Queste esperienze hanno in comune lo storytelling, che utilizzo anche in ambito consulenziale: funge da ponte, collegando aspetti tecnici con i valori e le esigenze del cliente per facilitare i processi decisionali e la risoluzione dei problemi. La mia capacità è quella di raccontare una storia: detto in altri termini, semplifico le idee complesse per un più facile assorbimento. Tutti dovrebbero padroneggiare lo storytelling: io sono qui anche per questo.

 

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