Scrivere di autismo ha cambiato il mio sguardo personale.

Intervista alla scrittrice Yolaine Destremau

Il mondo dell’autismo è multisfaccettato. Parlare di esso non è assolutamente facile.

La scrittrice italo francese Yolaine Destreamu affronta la tematica in maniera inedita nel suo romanzo breve dal titolo “Il rumore bianco”, edito da Barta. La storia narrata ha le sfumature del giallo e viene narrata in prima persona da Pablo, un ragazzo autistico.

Il lettore si ritroverà catapultato nell’universo di emozioni e di suggestioni di questo ragazzo e sarà inevitabile entrare in empatia con lui mentre ripercorre con la mente ricordi, riflessioni e vicissitudini. Pablo si rivelerà importante nella ricerca dell’assassino della giovane ritrovata misteriosamente uccisa in un bosco.

Un romanzo breve molto profondo e introspettivo che si legge tutto d’un fiato e scritto ad arte da una scrittrice che con i suoi libri sa come scavare a fondo nelle anime dei lettori. Un libro che ci fa riflettere sulla tematica dell’autismo rivelandoci che non servono definizioni ed etichette ma empatia e comprensione.

In questa intervista conversiamo con la scrittrice Yolaine Destremau su com’è è nata l’idea di scrivere di autismo con un personaggio d’eccezione come Pablo che rimarrà impresso nel cuore dei lettori, a lungo.

Com’è nata l’idea di scrivere questo romanzo dal punto di vista di Pablo, un ragazzo autistico?

Quando il protagonista è cosi complesso e lontano della mia realtà, trovo più facile fare questo azzardo e scrivere in prima persona. Non sembra una cosa molto logica, ma quando ho provato per “Il Rumore Bianco”, dopo qualche pagina mi sono subito sentita più libera. L’identificazione mi piaceva come sfida, invece di parlare di Pablo da un punto di vista esterno. Ho trovato che il testo aveva più forza e intensità.

Perché ha scelto come titolo Il rumore bianco?

Pablo, nei suoi momenti di confusione, non sente più le voci e i suoni della vita intorno a lui, ma solo “Il Rumore Bianco” che gli invade il cervello. È un fenomeno fisico, un rumore composto da tutte le frequenze, che assomiglia anche a un respiro. È anche un rumore che nasconde tutti gli altri rumori…

Ha avuto qualche difficoltà nell’entrare in empatia con il personaggio di Pablo?

Ho immaginato Pablo con una sensibilità molto più sviluppata della media, una specie di «porosità» al mondo, e anche un senso dell’osservazione molto particolare. Vede e sente tutto in un modo più intenso, non è frenato dalle convenzioni sociali, non è costretto a pensare in un certo modo. È questa libertà nascosta che mi è piaciuto descrivere e vivere con lui durante il tempo del libro. Lui è prigioniero della sua disabilità ma dentro di lui corre un fiume di sensazioni ed emozioni.

Il suo romanzo invita il lettore ad esplorare il mondo interiore di Pablo, un ragazzo che si dimostra dalla personalità sensibile e ricca di sfaccettature. Quanti pregiudizi e limiti mentali ci sono secondo lei nei confronti dell’autismo?

L’autismo è una patologia molto complessa, con diversi livelli.  Non conosciamo le cause, e non c’è per il momento un modo per guarire. È una patologia ancora misteriosa, che non si può definire, e penso che i pregiudizi si diffondono proprio per queste ragioni.

Pablo è consapevole del fatto che molti pensano che chi è autistico abbia dei “limiti”. Questa consapevolezza può secondo lei tramutarsi in un modo per abbattere etichette e stereotipi sul mondo dell’autismo?

Il libro è una finzione, ho immaginato tutta questa vita segreta di Pablo. Però gli incontri che ho fatto e i libri che ho letto sull’autismo mi hanno fatto pensare che dietro il silenzio – o qualche volta gli urli, la violenza e la paura – c’è questa grande sensibilità, che non è molto differente della nostra, solo più intensa.

La scrittura di un libro è sempre un momento molto arricchente dal punto di vista emotivo ed esperienziale. Cosa le ha insegnato scrivere questo libro?

È stato un bel viaggio, molto inquietante a volte. Mi ritrovavo nel mondo di Pablo ed era difficile uscire dal suo modo di pensare: colore, rumore, movimenti delle foglie, della luce, delle mani di qualcuno… Fissavo la finestra per ore, pensando: sono Pablo, cosa ci vedo?
Soprattutto, ho imparato molto sull’autismo, e scrivere questo libro ha cambiato il mio sguardo personale.

A chi consiglia la lettura de Il rumore bianco?

È un libro adatto a chi è interessato ad avvicinarsi al tema dell’autismo ma anche a chi si interessa alla questione dell’ipersensibilità, che può sfociare in una solitudine per tutti coloro che la vivono male… Invece, secondo me, è un bel talento da sviluppare… Ho provato a portare il lettore nell’«incrocio delle apparenze».

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