Le multe elevate da apparecchi autovelox non a norma possono essere contestate, purché la sanzione non sia stata già pagata dagli automobilisti.
Lo afferma il Codacons, commentando la raffica di sequestri in tutta Italia disposti dal Gip del Tribunale di Cosenza relativamente agli apparecchi T-Exspeed v 2.0, non omologati e carenti dei requisiti necessari per garantire la validità delle sanzioni emesse.
Come impugnare le multe
La legge stabilisce criteri e tempi precisi per impugnare le sanzioni: dalla data di contestazione o notifica della violazione, 60 giorni davanti al Prefetto, ricorso gratuito ma che determina il pagamento del doppio della sanzione qualora l’istanza venga respinta, o 30 giorni dinanzi al giudice di pace, ma pagando il contributo unificato. Per le multe già pagate o quelle per cui siano scaduti i termini, non è possibile proporre ricorso – afferma il Codacons -. Nel caso in cui sia ancora possibile contestare la sanzione, per avere certezze circa l’omologazione del dispositivo autovelox che ha accertato la violazione, occorre presentare istanza d’accesso presso il comune dove è installato l’apparecchio e, una volta ottenuti gli atti, analizzare le specifiche tecniche sull’autovelox.
“Chi viola i limiti di velocità e mette a rischio la sicurezza stradala va sempre punito, ma gli enti locali devono agire nella piena legalità utilizzando apparecchi omologati e che rispettino le normative, per evitare l’inevitabile raffica di ricorsi che scatterà ora a seguito dei sequestri degli autovelox disposti dalla magistratura”, conclude il presidente Carlo Rienzi.
sempre più “bancomat” usato dai comuni per prelevare da automobilisti
I sequestri degli autovelox disposti in tutta Italia dalla magistratura calabrese confermano i dubbi più volte sollevati da Assoutenti circa l’utilizzo di tali apparecchi. Come noto gli autovelox garantiscono ogni anno entrate milionarie alle amministrazioni locali, e dal Salento alle Dolomiti si moltiplicano le anomalie circa l’uso degli strumenti di rilevazione automatica della velocità. Il caso più eclatante è quello di un piccolo comune delle Dolomiti, Colle Santa Lucia (Bl), che nonostante conti poco più di 350 abitanti ha incassato nel triennio 2021-2023 la bellezza di 1.265.822 euro grazie all’unico autovelox installato sul proprio territorio, l’equivalente di 3.616 euro a cittadino residente – spiega Assoutenti – Ricchissimi anche i comuni del Salento, che nel 2023 hanno registrato incassi milionari grazie agli apparecchi di rilevazione automatica della velocità: oltre 8,7 milioni di euro in appena 4 comuni (4.770.631 euro Galatina, 1.830.484 euro Trepuzzi, 1.240.770 euro Cavallino, mentre il comune di Melpignano si ferma a 898.986 euro). Circa 2,3 milioni di euro gli incassi di soli 3 comuni (Puglianello, Castelvenere, Torrecuso) ubicati lungo la “temibile” strada statale 372 Telesina che da Caianello porta a Benevento, notoriamente disseminata di autovelox.
“Siamo favorevoli alle multe verso chi supera i limiti di velocità, a patto che i primi a rispettare le regole siano gli enti locali, che non devono usare gli autovelox come bancomat ma solo ai fini di garantire la sicurezza stradale, e devono ricorrere solo ad apparecchi a norma – spiega il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso – Il Governo, dopo la recente sentenza della Cassazione e i sequestri disposti ora dalla magistratura, deve però intervenire per risolvere una volta per tutte il nodo delle omologazioni e approvazioni degli autovelox”.