Matteo Renzi, leader di Italia Viva, torna a parlare del caso Paragon con toni durissimi, definendo la vicenda “un attacco alla democrazia e alla libertà religiosa”
Nella sua Enews, Renzi ha sottolineato che, se fosse provato lo spionaggio ai danni di don Mattia Ferrari, cappellano della ONG Mediterranea Saving Humans, si tratterebbe di “una lesione del Concordato” tra Stato e Chiesa.
“L’Italia è diventata il Paese in cui ciascuno fa come gli pare tra intercettazioni, trojan e spie,” ha dichiarato Renzi, puntando il dito contro l’uso del software Graphite della società israeliana Paragon Solutions. Secondo l’ex premier, il caso rappresenta un pericoloso precedente, con giornalisti, attivisti e persino uomini di Chiesa presi di mira da sofisticati attacchi informatici. “Su questa roba qua rischia seriamente di venire giù tutto,” ha avvertito.
Renzi ha evidenziato che don Ferrari, scelto dalla CEI per il suo impegno umanitario, agisce in piena sintonia con le autorità ecclesiastiche. “Se fosse confermato che è stato spiato, sarebbe una violazione non solo della legge italiana, ma anche del Concordato e della libertà religiosa,” ha aggiunto. Il leader di Italia Viva ha poi lanciato un monito: “Se qualcuno avesse intercettato anche il Papa, sarebbe uno scandalo mondiale.”
Renzi ha chiesto al governo di fare piena luce sulla vicenda, accusando l’esecutivo di non rispondere alle interrogazioni parlamentari. “Il silenzio del governo è inaccettabile,” ha dichiarato, invitando la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a chiarire il ruolo delle istituzioni italiane nell’uso dello spyware. “Io non mollo. Fossi l’ultimo a farlo, non mollo,” ha concluso Renzi.
Il caso Paragon continua a sollevare interrogativi inquietanti, con due procure italiane già al lavoro per indagare sull’uso del software Graphite. Mentre l’opposizione chiede risposte, il governo si trova sotto pressione per garantire trasparenza e rispetto delle libertà fondamentali.