Un recente rapporto del Censis mostra come l’intelligenza artificiale (IA) potrebbe mettere a rischio fino a 6 milioni di posti di lavoro in Italia entro il 2035
Con un impatto particolarmente significativo sull’occupazione femminile. Il rapporto evidenzia che il 57% dei lavoratori a rischio sostituzione è donna, una percentuale che riflette la maggiore presenza delle donne in settori facilmente automatizzabili, come amministrazione, vendite e servizi.
L’intelligenza artificiale sta trasformando il mondo del lavoro, promettendo di incrementare il PIL italiano di 38 miliardi di euro entro il 2035, pari a un aumento dell’1,8%. Tuttavia, questa crescita economica presenta un lato oscuro: la sostituzione di milioni di lavoratori con sistemi automatizzati. I settori più esposti includono il commercio, i call center, il settore bancario e gli uffici amministrativi.
Il rapporto Censis-Confcooperative sottolinea che le donne sono particolarmente vulnerabili a questa trasformazione. La loro maggiore presenza in settori automatizzabili e la sottorappresentazione nei campi tecnologici e ingegneristici, strettamente legati all’IA, contribuiscono a questa disparità. Senza un piano concreto per la formazione e la riconversione professionale, il divario di genere nel lavoro potrebbe aumentare ulteriormente.
Per evitare che 6 milioni di posti di lavoro vengano assorbiti dall’IA, è fondamentale investire in formazione e nuove strategie. Servono corsi di aggiornamento, incentivi per l’occupazione femminile e politiche di sostegno per chi deve riqualificarsi. È essenziale promuovere l’inclusione delle donne nei settori tecnologici, garantendo loro le competenze necessarie per affrontare le sfide del futuro.
La rivoluzione dell’intelligenza artificiale rappresenta una sfida complessa. Se da un lato offre opportunità di crescita economica e innovazione, dall’altro rischia di accentuare le disuguaglianze di genere e di escludere milioni di lavoratori dal mercato del lavoro. È cruciale che le politiche pubbliche e le strategie aziendali si adattino rapidamente a questo cambiamento, mettendo al centro la formazione e l’inclusione. Solo così potremo garantire un futuro in cui l’IA sia al servizio dei lavoratori e non viceversa.