“L’equilibrio non è un arrivo definitivo ma una condizione in continuo mutamento”. Intervista a Silvia Volpi.

“L’equilibrio non è un arrivo definitivo ma una condizione in continuo mutamento”. Intervista a Silvia Volpi. “L’equilibrio non è un arrivo definitivo ma una condizione in continuo mutamento”. Intervista a Silvia Volpi.

C’è tanto bisogno di parlare di tematiche femminili, capaci di sensibilizzare la gente e donare spunti di riflessione e preziosi imput creativi.

Silvia Volpi nel suo romanzo “Equilibriste”, Altre Voci Edizioni, lo fa in una maniera originale, ironica e degna di nota. Nel personaggio di Matilde molte donne si rispecchieranno ed entreranno in empatia.

Matilde, donna in carriera, moglie e madre è una di noi, una donna multiruolo che ogni giorno cerca di districarsi il più possibile tra tante attività, responsabilità e passioni nel tentativo di trovare un equilibrio con sé stessa e con il mondo circostante.

La giornalista e scrittrice Silvia Volpi con il suo romanzo “Equilibriste” ci invita a non smettere mai di credere nelle proprie passioni e sogni e a creare una rete di collaborazione con vicini, amici, parenti perché è proprio vero che un figlio ha bisogno di un intero villaggio per crescere serenamente e una donna per ritrovare in sé stessa un equilibrio che la fa vivere in coerenza con ciò che è davvero.

Molto amati dai lettori saranno i dialoghi che Matilde avrà con MIA, una sorta di ghost mum capace di fornire consigli saggi e ironici a tutte le donne, mogli, compagne, lavoratrici e madri. Del suo libro, delle donne multiruolo di oggi e di scrittura conversiamo in questa ispiratoria intervista con l’autrice.

“L’equilibrio non è un arrivo definitivo ma una condizione in continuo mutamento”. Intervista a Silvia Volpi.

Silvia, quando è nata l’idea di scrivere “Equilibriste”?

È nata qualche tempo fa quando ho inteso che l’esperienza di madri lavoratrici era un argomento da esplorare ulteriormente, soprattutto dal punto di vista di una donna di oggi che è dentro alle dinamiche dei vari impegni quotidiani, sia della vita personale che professionale. Qualcosa è scattato a mano a mano, quando ho avvertito ancora distanza tra i crescenti diritti e le affermazioni sociali delle donne e le difficoltà della vita quotidiana. Ho inquadrato i personaggi, cercato una voce diretta e a tratti ironica e ho cominciato a scrivere.

L’equilibrio per una donna multiruolo può essere realtà o utopia?

L’equilibrio non è un arrivo definitivo ma una condizione in continuo mutamento, va ricercato giorno per giorno. Può esistere a patto che sentiamo la necessità di volerlo. Si tratta della vita di una donna e della sua famiglia, oltreché del suo cammino nel mondo del lavoro ma anche delle amicizie, gli svaghi, tutto. Diventa utopia quando pensiamo che l’equilibrio sia qualcosa di simile a un evento fortuito, indipendente da noi. Affidarci al caso non mi pare una buona idea.

Quanto di Silvia Volpi possiamo rintracciare nel personaggio di Matilde Magnifico, donna multiruolo?

La storia di Matilde e di tutto il suo mondo non è autobiografica. È frutto della fantasia e risponde a esigenze narrative e di trama. Quello che credo di aver potuto prendere dalla mia dimensione reale è il pensiero di madre e lavoratrice, di donna di oggi impegnata su molti fronti. Una sorta di germe.

Nel tuo romanzo Matilde si confronta con MIA, una ghost mum. Come e in che misura potrebbe essere utile una figura di questo tipo nella vita di una donna, madre, lavoratrice, moglie o compagna?

Tantissimo. Credo che sarebbe molto utile avere un’amica o una confidente, comunque una figura che ci conosce e sa di che cosa stiamo parlando nelle nostre corse quotidiane. A volte poter condividere un dubbio o un timore, confidare un desiderio, festeggiare un risultato è importante ma lo è anche ciò che ne viene fuori. Che sia una riflessione o un consiglio. Si sta meglio e si cresce un po’. A chi sta leggendo il libro, i dialoghi della protagonista con Mia sembrano anche divertenti. Almeno questo è ciò che sento.

Conciliare famiglia e lavoro è ancora un’impresa ardua per noi donne?

Sì, molto spesso lo è. Sono molte le coppie che mettono in campo una buona collaborazione per gestire con attenzione sia la famiglia che il lavoro, tuttavia il carico di incombenze che fa capo alla madre spesso non è pari a quello del padre. Non è sempre una questione di scelte o di volontà scomode, sono tanti i fattori che portano le coppie a muoversi in un modo piuttosto che in un altro. Incidono prima di tutto le esigenze della famiglia, la vicinanza o distanza dei luoghi di lavoro, avere organizzato una discreta rete di aiuti, e ancora l’età dei figli, tante cose. Ecco perché lancio questo messaggio sulla necessità di ricercare il proprio equilibrio.

In Equilibriste c’è una parte dedicata ad una sorta di cassetta di attrezzi che potrebbe essere utile per la sopravvivenza quotidiana di noi donne multiruolo. C’è un attrezzo al quale tieni più degli altri?

L’aiuto degli altri, che siano le persone di casa, parenti e vicini. Anche amici. È un attrezzo a cui badare, serve molto. Poi la rete di mamme, è importante sia per il sostegno pratico in varie situazioni ma anche per l’intesa che si può creare intorno alle relazioni amicali dei figli.

Quanto è importante per una donna non smettere mai di coltivare le proprie passioni?

Da uno a cento è importante mille. Una passione è qualcosa che ci piace coltivare con dedizione, entusiasmo e cuore. Quindi sa farci stare bene ed è con quel benessere che affrontiamo le giornate in famiglia e al lavoro. Siamo importanti come individui, sia maschi che femmine. Ovviamente anche qui è importante saper trovare la dose più giusta per la nostra situazione e quindi far rientrare anche la passione nell’equilibrio da ricercare continuamente.

Scrivere di tematiche femminili che potere e ruolo ha per te?

La scrittura in generale ha per me un potere forte e in certi momenti totalizzante. Scrivere di temi che riguardano in modo particolare le donne è anche un impegno morale, una sorta di senso di responsabilità verso un mondo che ancora oggi fatica a definire spazi e a tracciare strade. Occuparmi di tematiche femminili in questo periodo ha per me un ruolo importante perché, a parte “Equilibriste”, mi sto dedicando a una ricerca su donne e lavoro con diverse chiavi per affrontare questo macro argomento. È un lavoro impegnativo che in parte ho anche cominciato a raccontare in pubblico. È il tempo di fare la cultura delle donne integrando il più possibile sia persone, competenze e ambiti di azione. Voglio invitare chi legge questa intervista a farsi avanti con la propria professionalità o semplicemente con la voglia di fare rete e squadra. Ci uniamo per fare insieme qualche pezzo di strada.

A chi consigli la lettura di Equilibriste?

A donne e uomini che si muovono tra famiglia, lavoro e passioni varie. A coloro che scelgono ogni giorno di trovare il proprio equilibrio e soprattutto che vogliono farlo con il contributo di tutte e due le parti, sia degli uomini che delle donne.

Spero che la lettura di Equilibriste spinga chi lo ha letto a passare parola, per allargare il giro, fare squadra. E insieme, crescere.