Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato la proposta di legge per il riconoscimento di benefici a favore delle vittime di eventi dannosi causati da cedimenti totali o parziali di infrastrutture stradali o autostradali di rilievo nazionale, meglio conosciuta come “Legge Morandi”.
Il provvedimento, approvato dal Parlamento il 20 marzo scorso, nasce in seguito alla tragedia del Ponte Morandi di Genova del 2018 e intende offrire un quadro normativo stabile per il sostegno alle vittime di simili disastri infrastrutturali.
Tuttavia, il Capo dello Stato ha accompagnato la promulgazione della legge con una lettera inviata ai Presidenti di Camera e Senato e alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Nella missiva, Mattarella ha sollevato una questione delicata: il testo della legge presenta, a suo avviso, un profilo di discriminazione tra le unioni civili e i matrimoni in materia di risarcimenti e benefici previsti per i familiari delle vittime.
Il Presidente ha sottolineato come il provvedimento, pur meritevole nei suoi obiettivi, non rispetti pienamente il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione, richiamando la necessità di una correzione legislativa che sanifichi la disparità di trattamento. Mattarella ha auspicato che il Parlamento intervenga al più presto per eliminare ogni forma di esclusione o limitazione dei diritti delle persone unite civilmente rispetto a quelle coniugate.
La “Legge Morandi” rappresenta un passo importante per garantire giustizia e sostegno a chi ha subito lutti e danni a causa di gravi mancanze nella manutenzione delle infrastrutture, ma l’intervento del Presidente richiama l’attenzione su un tema di diritti civili che continua a essere al centro del dibattito politico e sociale.
Ora la palla passa al Parlamento, chiamato a rivedere la norma alla luce delle osservazioni del Quirinale, per garantire pari dignità e trattamento a tutti i cittadini, senza distinzione di stato civile o orientamento sessuale.