Ci sono storie ambientate in questo particolare periodo natalizio che rimangono letteralmente impresse nella mente e nel cuore del lettore come “Controcanto di Natale” della scrittrice Federica Bosco, edito da Newton Compton.
È una sorta di favola moderna con protagonista “un Grinch dei giorni odierni” che odia le festività natalizie e che preferirebbe dedicarsi alla sua azienda di e- commerce piuttosto che perdere tempo tra pranzi cene con amici, parenti e colleghi.
Un incontro inaspettato con Laura una ragazza dagli anfibi viola, con al seguito un mastino napoletano di nome Emilio conosciuta su Tinder stravolgerà la sua esistenza in sole 48 ore. Un romanzo emozionante che non risparmierà sorrisi grazie alla scrittura ironica e inconfondibile della Bosco che ci ha donato una storia piacevole da leggere assolutamente o regalare.
Di questo romanzo imperdibile, del periodo natalizio e di ironia conversiamo piacevolmente in questa intervista che ci ha rilasciato.
Partiamo dall’origine: com’è nata l’ispirazione per questa favola di Natale ambientata ai giorni di oggi?
Il Canto di Natale di Dickens è una delle storie più amate al mondo e prova ne è che è stata riadattata al cinema e in televisione in tutte le salse; perfino I Muppet, Topolino e Saranno Famosi hanno una puntata dedicata alla storia del malvagio e taccagno Ebenezer Scrooge.
Quindi, mi sono detta, perché non tentare un adattamento moderno che sia credibile, senza fantasmi notturni e catene, ma che possa rappresentare la situazione attuale di grande indifferenza nei confronti del prossimo con l’unico scopo di arricchirsi il più possibile.
Ho quindi creato il personaggio di Filippo, milanese cinquantenne in carriera, che abita in un attico a Citylife ed è il CEO di un sito di e-commerce.
La sua vita è pertanto totalmente dedicata al lavoro, agli affari, e ovviamente il padel al circolo esclusivo.
Ed è indifferente alle minime richieste dei suoi collaboratori che, a suo dire, sono solo degli incapaci, come del resto, tutto il genere umano.
Inutile aggiungere che i festeggiamenti, i brindisi, i regali e gli addobbi sono banditi dall’ufficio.
Non ha amici e non frequenta nemmeno la sua famiglia con cui ha tagliato i ponti, e l’unica che lo sopporta e non si lamenta mai è “Alexa”.
Seguiranno poi tutta una serie di eventi a catena che lo metteranno davanti alle sue responsabilità, e lo spingeranno a rimediare agli errori; complice un match involontario su Tinder con una sconosciuta che piomba nella sua casa da Salone del Mobile con un enorme mastino napoletano di nome Emilio, inzaccherando il parquet immacolato.
A differenza del personaggio originale, tirchio all’inverosimile, Filippo ha un appartamento dove ogni pezzo non vale meno di mille euro di cui è gelosissimo, e parte del suo percorso sarà proprio abbandonare l’attaccamento materiale agli oggetti e alla superficialità in generale.
Il tuo libro è una vera e propria celebrazione degli incontri che ci aiutano a cambiare la direzione della propria esistenza. Ci credi?
Credo che si possa cambiare solo se si è pronti a farlo. E per essere pronti occorre una grande dose di consapevolezza, autoironia e umiltà, altrimenti potremmo incontrare il Dalai Lama, ma niente scalfirebbe la nostra idea di essere nel giusto.
A quel punto il nostro sguardo comincia a spostarci dalla punta naso, al mondo, e diventiamo aperti, ricettivi, possibilisti. Ridiamo di noi stessi, non sentiamo più la necessità di avere ragione per forza, cominciamo a cogliere le sfumature della realtà e abbracciamo le opinioni altrui senza sentire il bisogno di contraddirle.
E solo in quel momento saremo in grado di vedere e accogliere qualcuno che ci può aiutare a progredire nel nostro percorso e la nostra visione della vita può cambiare completamente.
Filippo si ritrova a raccontare la storia della sua vita ad una estranea. Secondo te perché ci si apre di più con chi non ci conosce? Perché le persone che dovrebbero conoscerci meglio sono invece estranee alla nostra anima?
È un po’ la ragione per cui raccontiamo la nostra vita a uno psicologo, perché non ci giudica. Lo sconosciuto è uno specchio che ci rimanda un’immagine di noi stessi più accettabile, specialmente se è un buon ascoltatore o se condivide le nostre stesse esperienze.
Lo sguardo neutrale dell’altro ci consente di tirare fuori vecchi ricordi dal baule della memoria, spolverarli e capire che è arrivato il momento di liberarcene o dare loro una collocazione meno importante.
Le persone che dovrebbero conoscerci meglio, principalmente la nostra famiglia, sono coloro con cui nel 90 per cento dei casi abbiamo problemi che ci trasciniamo dall’infanzia e i ruoli sono ormai definiti e non è possibile modificarli.
Il rancore, la rabbia, il senso di ingiustizia si scontrano quasi sempre contro muri di gomma dove sensi di colpa, immaturità e rigidità rendono impossibile il dialogo e il confronto.
Uno sconosciuto può darci una visione diversa e più obbiettiva di quel disegno che da sempre guardiamo da troppo vicino, permettendoci un’autocritica e un distacco che ci può aiutare a crescere.
Gli opposti come quelli incarnati da Filippo e Laura si attraggono?
Dipende. Una coppia di persone che condividono gli stessi gusti, le inclinazioni e le aspirazioni, possono rappresentare il match ideale, ma il rischio è quello che non ci si metta mai veramente in discussione finendo per essere uno il prolungamento dell’altro. Faccio un esempio; se due persone sono molto introverse e timide, rischieranno di vivere una vita claustrofobica e priva di rischi. Se invece uno dei due è più espansivo ed estroverso, può aiutare l’altro a uscire un po’ dal suo guscio, mentre l’altro lo spingerà ad essere più riflessivo. Uno scambio del genere può essere di beneficio per entrambi.
Quando invece l’incontro è fra una persona ipersensibile e insicura e una personalità narcisistica, predatoria e manipolatrice, l’attrazione sarà fatale in quanto il secondo farà di tutto per trasformarsi nel partner perfetto mettendo l’altro su un piedistallo per il puro gusto di spingerlo di sotto e vederlo sfracellarsi.
Per evolvere bisogna prima di tutto imparare a perdonare sé stessi come accade a Filippo?
Forse più che perdonarsi è importante accettarsi, che sembra una frase da manuale di auto aiuto, ma è molto più complessa di così.
Accettarsi significa capire profondamente che non saremo mai come quell’immagine che rincorriamo da sempre in termini di aspetto fisico, o carriera, e che le nostre esperienze pregresse ci hanno reso le persone che siamo oggi e il passato non lo possiamo cambiare.
Accettando tutto questo enorme fardello ed elaborando il lutto per ciò che non saremo mai (altrimenti lo saremmo stati), cominciamo veramente a capire chi siamo, e riscoprire i sogni, e le inclinazioni che avevamo da bambini quando eravamo ancora puri e incontaminati.
Abbandonare quell’immagine che non ci ha mai rappresentati veramente dona una leggerezza indescrivibile. Quel vuoto temporaneo, sarà presto riempito da cose molto più genuine, semplici e soddisfacenti, perché rappresenteranno la nostra vera essenza.
Colpisce l’ironia con la quale narri l’intera vicenda. Che ruolo ha nella vita di un uomo?
L’ironia è fondamentale per la sopravvivenza. Senza ironia e soprattutto autoironia siamo destinati all’estinzione.
Essere ironici significa non prendersi troppo sul serio, non offendersi alle battute, ed essere i primi a ridere dei propri difetti, le fissazioni e gli sbagli.
L’ironia è il vedere dietro le quinte della vita e accettare il fatto che siamo tutti fallaci, e pieni di imperfezioni nonostante quello che vogliamo far credere agli altri.
A Natale si diventa davvero buoni o ci sono dei Grinch irrecuperabili?
Il Natale tira fuori il bambino che è in noi ad ogni età e l’atmosfera delle feste finisce per contagiare anche i più granitici asociali.
Dall’addobbo dell’albero di natale dell’otto dicembre in poi, siamo tutti uniti dal conto alla rovescia che culmina col famigerato pranzo del 25 con amici e parenti, e in quelle tre settimane diventiamo più aperti, più disponibili, più allegri.
Facciamo gli auguri anche a chi non conosciamo, ci dedichiamo all’acquisto dei regali di natale per le persone che amiamo (e per quelle che non possiamo vedere!), pensiamo a cosa cucinare, canticchiamo Mariah Carey e Michael Bublè, e tutto questo ci rende persone più gentili e in questo periodo buio di guerra e crudeltà, rappresenta uno piccolo spicchio di luce e di speranza.
Tu ti schieri tra chi ama o tra chi odia il Natale e perché?
Amo il Natale e anche se non faccio mai niente di particolare a parte la cena il 24 dicembre con i miei, è un periodo che mi rende molto felice.
Mi piace creare regali fatti a mano per gli amici, scrivere i biglietti, sistemare le lucine, e decorare la casa, girare per i mercatini e guardare i film di Natale. Non ho figli ma se ne avessi li riempirei di regali, in mancanza mi sfogo sul gatto!
A chi consigli la lettura di Controcanto di Natale?
A chiunque abbia voglia di farsi due risate e passare un pomeriggio spensierato, in poche parole lo consiglio a tutti!
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